Pensione di invalidità, può scalare al coniuge se il titolare muore?

Quando il titolare di una pensione di invalidità passa a miglior vita è possibile passarla in eredità ai suoi parenti?

La pensione di invalidità è una prestazione economica che viene offerta dallo Stato italiano e che è gestita dall’INPS in favore di tutti coloro i quali che, data una riduzione permanente della capacità lavorativa oppure per altri problemi inerenti le condizioni di salute, non riescono nell’intento di svolgere delle attività lavorative in maniera completa o consona.

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Pensione di invalidità, può scalare al coniuge se il titolare muore? – Cityrumors.it

Questa si divide in due tipologie l’Assegno ordinario di invalidità, che viene destinato ai lavoratori tramite una riduzione della capacità lavorativa che calcolata almeno al 67%, e che non sono totalmente inabili; c’è poi la Pensione di inabilità che invece è destinata a chi è completamente inabile al lavoro.

Uno dei requisiti per ottenerla, quindi, lo abbiamo già presentato e consiste nell’almeno il 67% dell’invalidità, ma non solo. Bisogna versare almeno 5 anni di contributi, di cui 3 negli ultimi 5 anni ed essere iscritti all’INPS, risultando dipendenti, autonomi o parasubordinati. La sua durata è triennale, ma è rinnovabile.

Al terzo rinnovo consecutivo diventa definitivo fino all’età pensionabile. Ma cosa succede dopo la morte di chi riceve la pensione di invalidità? Questa decade, oppure viene passata in eredità come bene immateriale agli eredi del defunto? Scopriamo in questo senso che cosa prevede la legge italiana.

La pensione di invalidità nell’eredità

In effetti, i benefici che non si perdono nella fase di successione ereditaria sono molteplici. Vi sono delle categorie e dei diritti che solitamente sono caratterizzate da una forte connotazione personalistica, la quale le inserisce nelle categoria di quelle parti dell’eredità che, però, non spettano agli eredi, neanche se indicate nel testamento.

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La pensione di invalidità nell’eredità – Cityrumors.it

In tal senso, sono tre le categorie che vanno prese in considerazione tra quei beni che non cadono in successione. Una prima riguarda i crediti personali del defunto, dove rientrano anche l’assegno di mantenimento che viene percepito dall’ex coniuge e gli alimenti susseguenti un divorzio.

Nella seconda categoria, invece, si inseriscono una tipologia di crediti che, pur non cadendo in successione, devono comunque essere pagati. Questi prescindono dalla qualità di eredi, ma comunque devono essere liquidati, anche a chi ha rinunciato all’eredità. Tra queste la pensione di reversibilità, l’indennità di anzianità, il TFR e poi tutte le eventuali polizze vita.

L’ultima e terza categoria riguarda tutti quei diritti che sono originari da rapporti lavorativi o previdenziali. In questo contesto rientra anche la pensione di invalidità, di cui abbiamo ampiamente parlato, e che avendo una natura strettamente personale, questa non viene trasmessa agli eredi del soggetto invalido e defunto.

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