Le nuove manovre del Governo Meloni fanno scendere in campo alcune importanti novità sul Superbonus: ecco come cambia tutto (anche pensioni e stipendi).
A pochissime ore dall’approvazione della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza, il Governo si è trovato davanti un problema inaspettato, che stravolge completamente i calcoli già fatti per la prossima Legge di bilancio.
L’Eurostat, l’ufficio di statistica dell’Unione Europea, ha contattato l’Istat inviando una comunicazione in merito alla contabilizzazione dei crediti d’imposta maturati dallo Stato a seguito dell’applicazione del Superbonus, il discussissimo bonus per la ristrutturazione edilizia. Il Superbonus ha aiutato diverse famiglie a ristrutturare casa, il problema è che adesso lo Stato si trova in grande difficoltà.
Perché è proprio dalle casse dello Stato che devono essere pagati i crediti d’imposta accumulati con l’usufruire del Superbonus e, secondo Eurostat, i crediti fiscali maturati nel 2023 devono essere contabilizzati nell’anno corrente. La decisione è stata presa anche a seguito della visione del decreto legge di febbraio 2023.
Ciò significa che il credito d’imposta complessivo risulta pagabile interamente nello stesso anno in cui è stato effettuato il lavoro di ristrutturazione tramite Superbonus. Mentre risultano non pagabili i crediti d’imposta che vengono dilazionati nel tempo e sui quali viene applicato lo sconto percentuale.
Superbonus, crediti e pensioni: come influisce la decisione dell’Unione Europea
La situazione, a questo punto, potrebbe sembrare disastrosa, ma c’è anche un risvolto positivo in tutta questa situazione.
Consideriamo che, secondo i dati pubblicati da Enea alla fine del mese scorso, lo Stato ha finanziato lavori edili con l’uso del Superbonus per un valore che ha superato gli 83 miliardi di euro. Queste spese sarebbero dovute essere contabilizzate per il 2024, ma Eurostat ha chiesto fermamente che il conteggio venga presentato al massimo entro il primo trimestre 2024 e non oltre. La spesa richiesta implica che il deficit per l’anno 2023 s’ingrandisca sempre di più, tuttavia dall’altra parte significa che nel 2024 lo Stato avrà meno spese.
Se i crediti vengono contabilizzati per l’anno nel quale sono stati maturati, significa che l’anno prossimo le casse dello Stato si troveranno più ricche di circa 4-4,5 miliardi di euro. Soldi che possono essere presi in considerazione dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti per la nuova legge di bilancio 2024.
Questo bel gruzzoletto darà le basi per la conferma del taglio del cuneo fiscale ma non solo: con i soldi rimanenti si potrebbe anche dare una spinta al sistema pensionistico, con il rinnovo di Quota 103. Solo il tempo potrà confermare se queste ipotesi diventeranno una realtà.