Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, in un’intervista a ‘Milano Finanza’ spiega il perché del no alla carne coltivata. Ma da parte sua c’è comunque una apertura a sorpresa.
Il via libera del governo al divieto di produzione di carne coltivata è stato accolto con molta soddisfazione da parte di Coldiretti ed Ettore Prandini in un’intervista a Milano Finanza spiega il perché del suo no: “Lo stop del Parlamento consente di poter continuare ad investire su una filiera molto importante per la nostra economia e per questo motivo abbiamo deciso di prendere una posizione moto simile. Si rischiava di spostare le abitudini dei consumatori e di diminuire il valore economico“.
“Secondo me i prodotti a base cellulari non verranno mai realizzati in Italia anche per questioni di costi di manodopera – spiega ancora Prandini – il rischio è quindi di perdere una filiera che ha un ruolo molto importante anche in Europa“.
Prandini in queta intervista spiega come il no del governo è un grande successo “rispetto a un lavoro partito oltre un anno fa e che ha portato a oltre 2 milioni di firme per chiedere all’esecutivo di vietare la commercializzazione e la produzione di questi prodotti, ma, allo stesso tempo, proseguire con la ricerca perché si tratta di una parte fondamentale per l’avanzamento della società, al contrario di come qualcuno ha detto in modo errato”.
“La nostra posizione è quella di tutelare l’agricoltura tradizionale – precisa ancora il presidente di Coldiretti – una storia che ci consente di essere i più invidiati al mondo per la qualità di prodotti che possiamo offrire ai cittadini. E questo anche grazie ad una biodiversità che è la maggiore al mondo“.
Per Prandini in caso di sviluppo di questi prodotti “la carne coltivata non andrebbe mai sul banco accanto a quella prodotta normalmente. La troveremo si piattaforme che andranno a cancellare un valore economico molto importante per il nostro Paese. Inoltre, non bisogna assolutamente confondere i prodotti plant-based con quelli che vengono fatti in laboratorio“.
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