Mettere in vendita i prodotti alimentari in prossimità della scadenza permette di ridurre gli sprechi e al tempo stesso risponde alle esigenze dei consumatori alle prese con la crisi economica
Ogni anno vengono buttate via tonnellate di cibo invenduto perché prossimo alla scadenza o imperfetto, ma in realtà questi prodotti sono ancora buoni, integri e non rappresentano nessun rischio, buttarli comporterebbe un enorme spreco alimentare ed economico. Di questo si sono accorte diverse aziende, soprattutto della grande distribuzione e hanno cominciato a offrire questi beni a prezzi scontati. In sostanza è un’idea “win to win”, all’americana, tutti vincono: il cliente risparmia e il venditore riesce a disfarsi di prodotti che stanno per diventare invendibili. In un momento in cui i consumatori sono alle prese con la crisi economica questa è una valida alternativa, infatti diverse catene di supermercati hanno creato uno spazio per la vendita di queste confezioni a prezzi ribassati dal 30 al 50%.
Una delle prime è stata Bestbefore, in America, ma adesso il concetto è arrivato anche in Italia. Esistono addirittura negozi che vendono solo prodotti in scadenza, ma fino a poco tempo fa pochi erano disposti ad ammetterlo, sembrava una cosa poco “edificante”. “Invece all’estero ci sono insegne che spiegano con orgoglio di recuperare gli stock invenduti, contribuendo così a contrastare gli sprechi e a democraticizzare la spesa”, spiega Daniele Tirelli, docente di economia internazionale all’Università di Modena-Reggio Emilia. Adesso molte aziende si sono rese conto che è il modo migliore per coniugare sostenibilità e profittabilità, elementi che nel business di allora non erano ben collegati. Un esempio è “Too Good to Go”, un’App che mette in vendita box super scontate con alimenti avanzati dai ristoranti e negozi di molte zone a un prezzo super vantaggioso. Ma gli esempi ormai sono tanti, Carrefour e Coop hanno spazi dedicati ai prodotti, freschi e non, vicini alla scadenza, oppure Rossetto vende alimenti super scontati nell’ultima ora di apertura. Il vantaggio per le aziende alimentari è smaltire prodotti che probabilmente non venderebbero più riuscendo a coprire (almeno in parte) i costi fissi.
E’ chiaro che la gestione di questa attività ha un costo, ma i vantaggi che porta sono maggiori, sia in termini ambientali, perché altrimenti gli alimenti scaduti finirebbero in discarica sia in termini economici, per produttore e consumatore. Se nonostante il prezzo scontato non si riesce a venderli, Esselunga, ad esempio, ha stipulato un accordo con il Banco Alimentare per la cessione di prodotti deperibili (latticini, frutta e verdura) dai propri negozi. Attualmente l’operazione coinvolge 80 punti vendita e il progetto dovrebbe essere esteso a tutti i negozi della catena. Sma invece non fa sconti in negozio, ma ha un accordo con alcune associazioni per il ritiro di prodotti invenduti. Coop e Auchan dichiarano di donare mediamente in un anno oltre 550 mila euro di generi alimentari.
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