Ci sono dei casi in cui i lavoratori in disoccupazione rischiano di perdere la NASPI, questa potrebbe però non essere una cattiva notizia
La NASPI, Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego, consiste in un’indennità mensile di disoccupazione destinata a tutti i lavoratori con rapporto di lavoro subordinato. Questa viene erogata nel caso in cui una persona dovesse perdere il proprio lavoro in modo del tutto involontario, quindi non su esplicita richiesta, ed è in vigore dal 1° gennaio 2015.
Spetta all’ottavo giorno successivo all’interruzione del rapporto. Il suo pagamento è a regime mensile e viene corrisposta per un numero di settimane pari alla metà delle settimane contributive presenti negli ultimi quattro anni. Il suo importo è variabile e determinato dal reddito percepito nei quattro anni antecedenti.
Se questo dovesse essere inferiore all’importo stabilito dalla legge (viene reso noto ogni anno dall’INPS per mezzo di una circolare puntualmente pubblicata sul sito di riferimento) l’importo della NASPI corrisponde al al 75% della retribuzione media mensile imponibile ai fini previdenziali degli ultimi quattro anni.
Se invece la retribuzione media è invece superiore rispetto all’importo stabilito dalla legge, allora la NASpI sarà allora pari al 75% dell’importo di riferimento annuo, ma a questo verrà sommato il 25% della differenza tra la retribuzione media mensile e il suddetto importo. A partire dal 91° giorno alla somma verrà applicata una riduzione del 3% ogni mese che passa, riducendo di volta in volta il guadagno.
Ci sono, però, anche delle categorie di persone che a partire dal prossimo anno perderanno la NASPI. Viene prevista, infatti, la decadenza di questa indennità davanti al momento della maturazione del diritto alla pensione di vecchiaia o anticipata. Caso diverso, invece, davanti alla Quota 103 (pensionamento flessibile per uscire dal lavoro con 62 anni di età e 41 anni di contributi).
Chi matura la Quota 103, infatti, potrà continuare a percepire la disoccupazione fino alla prima decorrenza utile. Questo è previsto perché la Quota 103 rappresenta una scelta economicamente limitante rispetto alla pensione, per questo non nega l’accesso alla NASPI.
Anche nel primo caso, però, la decadenza della NASPI risulta essere conveniente, con la regola che va quindi in supporto dello stesso lavoratore che godrà del sopraggiungere della pensione, che sia per vecchiaia o anticipata. Per quanto concerne la Quota 103, dunque, questa norma tutela il lavoratore in disoccupazione dal rischio di restare per mesi senza reddito.
Un rischio che potrebbe essere concreto a causa dell’effetto dell’applicazione delle finestre mobili. Queste, infatti, portano a posticipare la decorrenza della pensione rispetto al momento in cui si matura il diritto, mettendo il lavoratore in condizione di non ricevere somme di denaro.
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