Il reddito di libertà è stato confermato anche in vista del 2025, registrando anche un aumento: ecco l’ammontare e i destinatari
Il reddito di libertà è stato confermato anche in vista del prossimo anno. Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, infatti, il governo ha sbloccato il fondo da 30 milioni. Il decreto – nel quale vengono rese note la ripartizione economica nelle varie regioni e le istruzioni su come richiederlo – è stato firmato e bollinato dalla Ragioneria e a breve dovrebbe anche essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.
Nonostante il governo lo abbia già introdotto nel 2020, si tratta comunque di una novità, visti i numerosi ostacoli che si sono frapposti con la sua entrata in vigore negli ultimi, ormai, cinque anni. Tra le più importanti c’è sicuramente il fatto che, le risorse che venivano stanziate, non erano sufficienti a soddisfare tutte le domande ricevute.
Ragion per cui è stato necessario ovviare a questo e ad altri problemi per poter finalmente ottenere la sua definitiva entrata in scena. Superati anche tutti rallentamenti dovuti alla burocrazia italiana, con gli ultimi dettagli in via di definizione, ormai la sua ufficialità sembrerebbe cosa fatta.
Il suo rifinanziamento ha portato a un aumento della somma totale di circa 10 milioni di euro ogni anno. I 30 milioni del 2025 saranno ripartiti tra le Regioni in base alla popolazione femminile residente, nella fascia di età compresa tra i 18 e i 67 anni di età. Ma a quanto ammonta la cifra per singola richiedente? E chi sono le destinatarie? Scopriamolo.
Destinatari e valore economico
Il reddito di libertà per le vittime di violenza è un contributo economico che viene destinato a tutte le donne che sono state, per l’appunto, vittime di violenza e che sono seguite dai centri antiviolenza – riconosciuti dalle regioni e dai servizi sociali – nei percorsi di fuoriuscita dal trauma fisico e soprattutto mentale.
Questo aiuto economico da parte dello Stato ha come scopo quello di sostenere come massima priorità le spese necessarie ad assicurare l’autonomia abitativa e la riacquisizione dell’autonomia personale, oltre al percorso scolastico e formativo dei figli o delle figlie minori di chi ha subito violenza.
Il reddito di libertà rientra nella lista dei mezzi utilizzati per contrastare la violenza maschile, obiettivo di un Piano nazionale che in questo caso vuole garantire autonomia ed evitare inconvenienti finanziari tra le donne vittime di abusi, soprattutto dopo il danno economico della pandemia.
Consiste in un contributo economico, stabilito nella misura massima di 400 euro mensili pro capite, che viene concesso in un’unica soluzione per massimo 12 mesi. L’unico requisito da rispettare per richiedere il reddito è il possesso di una certificazione che dimostri il percorso della vittima di violenza, rilasciata da un centro accreditato o dai servizi sociali.