La riforma delle pensioni si farà ma forse sarà un po’ diversa da come pensavamo. Le pensioni a quote scompariranno.
Siamo tutti in attesa della prossima manovra di Bilancio per capire cosa accadrà nel 2025 sul fronte previdenziale. La legge Fornero verrà davvero cancellata? Secondo le prime stime, ad essere cancellate saranno le pensioni a quote. Con buona pace della Lega di Matteo Salvini.
Le ultime elezioni europee hanno rimescolato le carte all’interno della coalizione di Governo: la Lega è stata superata da Forza Italia e, dunque, gli equilibri cambiano. Cambia soprattutto il peso di Matteo Salvini nel prendere decisioni per quel che riguarda la prossima manovra di Bilancio.
Forza Italia, invece, riprende quota e avanza proposte sempre più azzardate sul fronte delle pensioni. Il Cnel -Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro – guidato dal forzista Renato Brunetta, presenterà entro luglio un documento preliminare al quale ai primi di ottobre seguirà la proposta di disegno di legge per la revisione del sistema previdenziale.
Dunque siamo ancora nel solco di micro riforme: misure che possono essere cambiate di manovra in manovra a seconda delle risorse economiche di cui dispone lo Stato. Una cosa sembra abbastanza chiara: la legge Fornero difficilmente verrà cancellata del tutto.
Pensioni: addio alle quote
Il 2025 sarà un anno importantissimo per quanto riguarda le pensioni: potremmo dover dire addio a diverse misure di prepensionamento e adeguarci ad un nuovo sistema di flessibilità in uscita. Vediamo cosa potrebbe accadere.
Le pensioni italiane sono tra le più basse in Europa eppure, paradossalmente, la spesa previdenziale è tra le più alte: oltre 337 miliardi di euro per il 2024. Cifra che, stando alle stime, crescerà del 2,9% circa nei prossimi anni. Ma il Governo, con la prossima legge di Bilancio, non potrà più fare extra deficit come ha fatto quest’anno.
Dunque è necessario dare qualche sforbiciata. E la sforbiciata più grande, con ogni probabilità, riguarderà le pensioni a quote tanto care alla Lega di Matteo Salvini. Ma dopo le ultime europee la Lega ha perso “quota” all’interno della coalizione di Governo. E dunque addio a quota 103 e, probabilmente, anche a quota 41.
Da cosa verranno rimpiazzate queste due misure? Tra le ipotesi attualmente al vaglio del Cnel c’è quella di tornare allo schema della legge Dini prevedendo una flessibilità in uscita calibrata su una gamma di età compresa dai 64 ai 72 anni. In questo schema, la soglia per la pensione di vecchiaia salirebbe a 67 anni più 25 anni di contributi o un importo di pensione pari ad 1,5 volte l’assegno sociale.
Come si può intuire, dunque, siamo molto – ma davvero molto – distanti dal dire addio alla legge Fornero. Del resto bisogna fare i conti con le casse dello Stato che, da parecchi anni, piangono.