Il Governo valuta un cambiamento nel sistema di calcolo della rivalutazione delle pensioni. Quali sarebbero le conseguenze sugli assegni?
I pensionati iniziano a tremare sentendo di un possibile cambiamento introdotto nel 2025 in merito alla rivalutazione dei trattamenti previdenziali. Sanno che le modifiche saranno in peggio, hanno ragione a pensarlo?
Non è mancanza di fiducia ma consapevolezza di una situazione difficile per l’Italia. Sperare in cambiamenti che aumentino notevolmente l’assegno pensionistico è un’utopia e i cittadini lo sanno. La nostra bella penisola è una terra dalle mille meraviglie, con grandissimo potenziale eppure rimane sempre indietro. Corre e corre per raggiungere posizioni migliori ma le cadute sono sempre dietro l’angolo.
Quando poi accadono eventi imprevedibili come una pandemia o lo scoppio di una guerra in una nazione vicina ha bisogno di tempo per rimettersi in carreggiata e ancora lo sta facendo. Tra i problemi maggiori la mancanza di risorse a disposizione del Governo per poter procedere con interventi realmente efficaci. E ora che è stato imposto l’obbligo di ridurre il debito pubblico in pochi anni la situazione è peggiorata. I piani sono nuovamente cambiati e a farne le spese potrebbero essere i pensionati.
Quali cambiamenti si prevedono nel 2025 sulla rivalutazione delle pensioni
Il sistema previdenziale italiano prevede una rivalutazione delle pensioni ogni anno per l’adeguamento al costo della vita. Il fine è permettere ai pensionati di non perdere potere d’acquisto. Il sistema di calcolo, però, non è integrale sopra determinate cifre. In generale chi ha un assegno medio-alto risulta svantaggiato dal 2023 dopo la riduzione della percentuale spettante con redditi superiori a quattro volte il minimo ossia 2.137,64 euro considerando che l’assegno minimo è nel 2024 di 534,41 euro.
La rivalutazione minore, poi, non riguarda solo la parte eccedente le quattro volte ma l’intero importo. Queste novità sono state introdotte per far fronte ad un’inflazione troppo alta (8,1%) legata al caro energia. C’era bisogno di risparmiare per non gravare sulle casse INPS. Ora che l’inflazione è calata cosa si pensa di fare nel 2025? La rivalutazione sarà più bassa, bisogna scordarsi le cifre ottenute nel 2023 e nel 2024. L’aumento dovrebbe essere di poche decine di euro.
Ma sono previste modifiche del metodo di calcolo della rivalutazione delle pensioni. L’idea è di non collegare più la perequazione all’inflazione bensì al deflatore del PIL che tiene conto dei prezzi di beni e servizi prodotti sul territorio nazionale e non delle variazioni dei prezzi di beni e servizi comprati dai consumatori. Nel biennio appena passato il deflatore del PIL è stato più basso dell’inflazione. Se così fosse anche quest’anno la rivalutazione sarebbe ancora inferiore a quella stimata.