Il prestigioso economista a livello mondiale ha fatto il punto della situazione in un’intervista concessa a La Repubblica
Stephen Roach, uno dei più prestigiosi economisti mondiali e in questo momento docente a Yale, è sconvolto da cosa sta accadendo in questo periodo storico. Ha parlato ai taccuini de La Repubblica riguardo la guerra tra Israele e i palestinesi, ma non solo. Uno sguardo infatti è andato anche sull’economia mondiale, che sicuramente non viaggiava in acque tranquille prima del giorno dell’attacco di Hamas.
E Roach può solo che confermare: «Ah, certo che no. Lo prova l’abbassamento delle stime globali di crescita del Fmi che ancorché solo dello 0,1% ci ha portato sotto il livello di guardia, ovvero al 2,9%: siamo a un passo dalla “velocità di stallo” e ormai privi di cuscinetti di sicurezza contro eventuali shock. Tutto questo senza tener conto della nuova guerra che potrebbe benissimo essere uno di questi shock. Peraltro, la media del 3% prevista per il 2024-2028 già è più bassa del trend del 3,5% del periodo dal 1960 a oggi, e ancora meno del 3,8% fra il 2000 e il 2019».
C’è da precisare però un aspetto di questa guerra. Si avranno ripercussioni globali solo in caso di allargamento del conflitto? Questo è quanto ha sostenuto Roach in alcune interviste precedenti, ma ora si è preoccupato di completare il discorso: «C’è una scuola di pensiero che dice che Israele conta solo lo 0,3% del PIl mondiale e che Gaza e la West Bank valgono un decimo di Israele. Quindi le conseguenze saranno devastanti per gli interessati ma non l’economia globale. Nulla di più sbagliato. La storia insegna che in ogni caso quel che accade in Medio Oriente, non solo per gli aspetti energetici, risuona pesantemente in tutto il mondo. Certo, con gradazioni diverse: anticipare gli sviluppi è impossibile anche per me che per lavoro mi sono sempre esercitato in previsioni. Comunque anche stavolta ho fatto delle ipotesi, compreso il “worst case scenario”. Che esiste e non va scartato come impossibile».
Questo scenario peggiore, tirato in ballo dall’economista, prevede un conflitto che porta in mezzo, con un effetto a catena, prima il Libano, poi la Siria e subito dopo Russia e America. La nazione governata da Putin, tra l’altro, ha una lunga storia in favore di Hamas e di altre organizzazioni terroristiche del Medio Oriente. Per chi sostiene che questo periodo sia peggiore dell’11 settembre 2001, giorno dell’attentato alle Torri Gemelle, Roach risponde che il mondo è cambiato, sono situazioni differenti. Ora ci sono gli Stati Uniti, che ci portano verso un pianeta unipolare, la Cina e poi la Russia, riemersa prepotentemente come un’enorme fonte di instabilità geopolitica: «Due guerre calde, più una fredda (Usa-Cina), in congiunzione con l’impatto di una stretta monetaria che sarà sicuramente prolungata, possono essere sufficienti per far cadere il mondo in recessione nel 2024. Il rischio di recessione globale sta aumentando. Il colpo finale lo darebbe l’allargamento del conflitto fra Israele e Hamas a una più ampia guerra pan-regionale con protagonista l’Iran».
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