Cosa cambia con la riapertura della rottamazione quater e come è possibile mettersi in regola. Tutte le novità per il pagamento.
È stata introdotta dal Governo Meloni con la Legge di Bilancio 2023 per permettere allo Stato di riprendersi milioni di euro dai suoi debitori (tanti, almeno in Italia, visto quell’incredibile 45,4% delle rate non pagate), senza corrispondere le somme affidate all’Agente della riscossione, a titolo di interesse (di mora) e sanzioni, o aggio.
Una misura che prevede la possibilità per il contribuente di estinguere i debiti iscritti a ruolo: cartelle esattoriali ma quelle relative le sanzioni per violazioni del Codice della strada, nonché altre sanzioni amministrative, nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2000 e il 30 giugno 2022.
La rottamazione quater, dunque, torna a far parlare di sé. La misura agevolativa aveva già subito una mini proroga a fine 2023, con la possibilità di pagare le rate scadute entro il 18 dicembre. Ora si avrà la possibilità di rimettere a posto i debitori che hanno saltato la prima e seconda rata, una scaduta il 31 ottobre 2023, l’altra il 30 novembre, in modo tale da rimettersi in pari in vista della scadenza della terza rata, prevista il 28 febbraio con un range di tolleranza di cinque giorni, ricordandoci dell’anno bisestile.
Non c’è due senza tre, dunque. Con la riapertura dei termini nel Milleproroghe, lo Stato va a caccia di quei 5,4 miliardi di euro ancora mancanti, che tornano in gioco con la rimessione nei termini delle prime due rate della rottamazione quater delle cartelle. Un modo per riprendere quelle rate non ancora pagate dai debitori verso lo Stato, oltre il differimento della terza rata. Perché?
Partiamo da un dato tanto chiaro quanto non proprio positivo: secondo le cifre fornite in commissione Finanze alla Camera, la quota di decaduti è arrivata a toccare il 70% in occasione della terza rottamazione, il 67% nella seconda e il 53% nella prima. Da qui la cifra spaventosa di oltre 5 miliardi che intende recuperare lo Stato con la rottamazione quater. 6,8 miliardi incassati (questo il numero citato dalla sottosegretaria Albano) sono sì una cifra considerevole in sé e per sé ma è poco più della metà per riprendersi tutto.
Nasce da qui l’emendamento approvato al Milleproroghe che riapre i termini delle prime due rate 2023 e sposta il termine della terza rata 2024. Ci sarà tempo fino al 15 marzo (sempre con quei cinque giorni di tolleranza, quindi massimo 20 marzo) per pagare (tramite la compilazione di moduli, il servizio paga on-line, attraverso i canali telematici delle banche, di Poste Italiane e i PSP aderenti al nodo pagoPA) una data importante per i debitori per non trovarsi di fronte a una sorta di montagna difficilmente scalabile per chi non si rimette in pari. Una data importante per lo Stato, a caccia di 5,4 miliardi di euro.
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