Se sei un dipendente che la domenica è costretto a lavorare: per te la legge ha previsto alcune agevolazioni rispetto ai tuoi colleghi
La domenica è di solito il giorno di riposo dopo una lunga settimana di lavoro. Per qualcuno l’unico giorno a disposizione per tirare il fiato, per altri, invece, il secondo e l’ultimo nel weekend prima di tornare a fare il proprio mestiere il lunedì. Un giorno sacro per chi è credente, ma allo stesso modo anche per chi lo vede come l’occasione per dedicarsi a hobby e famiglia.
Staccare dal ritmo forsennato e quotidiano, d’altronde, è una necessità dal quale risulta anche complicato esimersi. Permette di avere maggiore lucidità, trovando l’occasione per distrarsi dalle pressioni costante e quotidiani che si vivono in ufficio o in ogni altro ambiente lavorativo, prima di tornare a regime normale.
Eppure, ci sono delle categorie di lavoratori che non possono godere di questo beneficio, che sono costretti a dover svolgere le proprie mansioni anche quando la stragrande maggioranza del Paese è, invece, impegnato a godersi il massimo relax che si è conquistato nel corso della settimana.
Per questi lavoratori, però, c’è una legge specifica che in qualche modo cerca di tutelarli, anche economicamente, così da alleviare il peso di una giornata in più di lavoro che sono chiamati a riempire. In questo senso, andiamo a scoprire l’orientamento della Cassazione che, in proposito, ha fatto più volte chiarezza sulla questione.
Cosa spetta a chi lavora di domenica?
Chi lavora di domenica ha diritto a una compensazione economica dovuta dalla maggiore penosità, che viene dovuta dalla prestazione lavorativa svolta in un giorno che di solito viene tradizionalmente destinato al riposo, come previsto dall’ordinanza di Cassazione numero 31708/2024.
Una compensazione che viene prevista anche per coloro i quali fruiscono di un giorno di riposo nel corso della settimana, non sufficiente come compensazione. La legge, in particolar modo, prevede i seguenti diritti:
il diritto al riposo settimanale, che deve consistere in almeno ventiquattro ore consecutive almeno ogni sette giorni, che solitamente coincide con la domenica; diritto a un giorno di riposo compensativo per tutti coloro i quali lavorano invece la domenica; diritto alla maggiorazione retributiva, per l’appunto, alla maggiorazione retributiva. Lavorare di domenica, infatti, viene ritenuto più gravoso e da giurisprudenza comporta una maggiore penosità, che deve essere compensata.
Quest’ultima compensazione, però, non dev’essere obbligatoriamente economica. Questa, infatti, si può ottenere anche semplicemente aumentando il riposo settimanale, rendendo più agevoli i turni di lavoro, oppure con permessi speciali per conciliare il lavoro domenicale con esigenze personali o familiari. Il tutto per rendere più agevole il lavoro nella giornata di domenica.