Sembra incredibile, ma ci sono persone che pur lavorando rientrano tranquillamente in quella categoria nominata come “poveri”
Il salario minimo, nel diritto del lavoro, è la più bassa remunerazione o paga oraria, giornaliera o mensile che in taluni stati i datori di lavoro devono per legge corrispondere ai propri lavoratori dipendenti ovvero impiegati e operai. Il salario minimo orario non deve essere confuso con il reddito minimo, finalizzato ad assicurare un emolumento minimo ai cittadini, compresi quelli senza lavoro, se in stato di difficoltà accertata.
Certo non è facile risolvere situazioni complesse, ma 21 dei 27 Paesi membri Ue hanno pensato di iniziare introducendo un salario minimo, i 6 restanti sono Italia Finlandia, Danimarca, Austria, Svezia e Cipro. Infatti lo scopo primario del salario minimo è rappresentato dal contrasto alla povertà: con la garanzia di una retribuzione che sia proporzionata al lavoro prestato. Questa è una risposta di molti governi europei per rispondere appunto alla “erosione” del potere d’acquisto da parte delle classi medio-basse, che nel nuovo millennio hanno visto i prezzi salire molto di più dei loro salari.
In Spagna per esempio l’accordo tra il ministero del Lavoro e i sindacati Ugt e Ccoo ha portato il salario minimo a 1.134 euro lordi in 14 mensilità, aumentando del 5%. l’Ugt lo ha definito “essenziale per migliorare il potere d’acquisto” delle famiglie. Ora il governo si dichiara intenzionato a portare il salario minimo al 60% del salario medio spagnolo, che nel 2023 era di 2.128 euro lordi al mese, secondo l’Istituto nazionale di statistica. In Italia si parla da tempo di aumentare gli stipendi perché dal 1990 ad oggi il salario annuo medio è aumentato di un misero 0,3%, fanalino di coda nell’Ocse. L’iter legislativo avrebbe il sostegno europeo, oltre che quello della giurisprudenza italiana. Con la sentenza 27711/2023, la Cassazione ha sancito il diritto del lavoratore al salario minimo costituzionale, congruo e dignitoso. Il timore dei critici è una spirale verso il basso della dinamica degli stipendi e dell’occupazione, che però non si è verificata negli altri Paesi che lo hanno adottato.
La ratio del salario minimo unitario risiede nella necessità di una soglia di dignità al di sotto della quale non si debba scendere. Il ministro del lavoro e delle politiche sociali, Marina Elvira Calderone, ritiene che il problema sia molto più ampio e non risolvibile con il salario minimo: “Non è una soglia oraria che cambia gli equilibri e le situazioni di fragilità. Bisogna coprire quei settori che ancora sono privi di contrattazione, che sono marginali, combattere lo sfruttamento, il lavoro sommerso, il caporalato. Bisogna guardare a questo tema parlando di salario dignitoso e di pari condizioni tra lavoratori e lavoratrici”, continua il ministro “bisogna investire sulla contrattazione collettiva di qualità”. Infatti uno dei problemi è proprio che molti lavoratori, in tutta Europa, sfuggono al tetto dei contratti collettivi e inoltre, per evitare effetti negativi, servono anche controlli capillari. Ora in Italia il dibattito è ripreso e poggia sull’ipotesi di una legge che preveda un salario minimo orario pari a 9 euro.
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