La svolta che tutti temevamo è giunta: in arrivo pesanti tagli sugli assegni Inps. Vediamo che cosa succederà.
Se il 2024, sul fronte previdenziale, è stato un po’ deludente, il 2025 potrebbe essere ben peggiore: previsti tagli e anche pesanti per non fare altro debito. Le previsioni del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti non sono rassicuranti. Vediamo cosa potrebbe succedere il prossimo anno.
Il 2025, senza tanti giri di parole, non sarà un anno fortunato né per i pensionati né per chi spera di riuscire ad andare in pensione con qualche anno di anticipo rispetto alla legge Fornero. Quest’ultima non solo non verrà cancellata ma, addirittura, il CNEL – Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro – starebbe valutando di portare la soglia contributiva minima da 20 anni a 25.
Il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, è stato chiaro: l’Italia non può fare altro debito. I pochi soldi che ci sono dovranno essere impiegati per riconfermare il taglio del cuneo fiscale e l’abbassamento delle aliquote Irpef. Inevitabilmente qualcuno andrà a rimetterci.
E, a rimetterci, saranno i pensionati ma, soprattutto, chi sperava di riuscire ad andare in pensione un po’ prima di aver raggiunto i 67 anni di età. Il Governo dovrà operare tagli sulle pensioni ma anche cancellare misure di prepensionamento attualmente in vigore. Prepariamoci al peggio.
Pensioni: pesanti tagli nel 2025
Il 2025 non sarà l’anno delle pensioni. A dirlo è stato il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Il Governo Meloni deve ridurre il debito e concentrarsi su altre misure che aiutino le fasce economicamente più deboli della popolazioni. Purtroppo, molti pensionati ci rimetteranno.
Niente Quota 41 per tutti, questo ormai è chiaro. La Lega continua a spingere affinché Quota 41 sostituisca definitivamente Quota 103 in modo da consentire a tutti di accedere alla pensione a prescindere dall’età, ma non sembra possibile. Estendere Quota 41 a tutti – anche con il ricalcolo contributivo degli assegni – costerebbe troppo allo Stato.
Del resto, c’è anche la probabilità che Quota 103 – in scadenza il 31 dicembre 2024 – non venga prorogata. Questa misura consente di andare in pensione a 62 anni con 41 anni di contributi. Ma, al suo posto, potrebbe forse subentrare Quota 104, che prevederebbe un aumento dell’età pensionabile. Non c’è, tuttavia, ancora niente di sicuro. Già quest’anno Quota 103 era stata riconfermata con molte remore e introducendo penalizzazioni sugli assegni. Ora potrebbe essere arrivata al capolinea.
Ma le cattive notizie, purtroppo, non finiscono qui: a quanto pare niente rivalutazione del 2,7% delle pensioni minime il prossimo anno. Al momento il trattamento minimo dell’Inps corrisponde a 598,61 euro. Con la rivalutazione del 2,7% passerebbe a 614,77 euro al mese.
Da quanto emerso lo Stato non può permettersi nemmeno questa spesa. La rivalutazione non verrà abbandonata del tutto ma si fermerà all’1,6%. Cosicché le pensioni minime potrebbero arrivare almeno a circa 608 euro al mese. Siamo ancora molto distanti dai famosi 1000 euro promessi dall’ex leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi.