Il TFR rappresenta uno degli elementi fondamentali della fine di un rapporto lavorativo, quindi è essenziale conoscere quanto spetta.
Questo viene trattenuto progressivamente ogni mese e va, quindi, a fare cumulo per il raggiungimento della cifra finale che viene erogata al termine del lavoro svolto. Ognuno può decidere se tenere questo budget da parte in azienda oppure destinarlo ad un fondo pensione e quindi ad un accantonamento esterno.
Il trattamento di fine rapporto segue regole specifiche: viene tassato ed erogato secondo modalità apposite che molti non conoscono. Questo determina, poi, la consapevolezza di quanto seguirà solo tardivamente. Meglio informarsi in tempo utile e soprattutto tracciare, mese dopo mese, eventuali errori e omissioni sulla busta paga.
Per capire quanto spetterà e quindi qual è il budget effettivo che, al netto di ogni tassa o ritenuta, sarà nelle tasche del contribuente, è importante considerare le due opzioni. Perché il TFR maturato in azienda e quello nel fondo pensione sono diversi. Nel primo caso la tassazione è maggiore e quindi si riceve un importo minore, nel secondo caso è più alto ma è vincolato a quel tipo di erogazione. Quindi solo al raggiungimento dell’età pensionabile e come aggiunta rispetto alla pensione.
Tutto dipende da che tipo di vincolo si vuole attuare e, quindi, anche di cosa si ha maggiore necessità: una liquidità immediata oppure un contributo a lungo termine. Fondamentale, però, ciò che riguarda la scelta. Questa si compie durante l’attività lavorativa, quindi quando si è ancora impiegati.
Laddove la decisione converga verso il TFR nel fondo pensione, questa è irreversibile per tutta la durata della propria carriera. Per calcolare a quanto si ha diritto bisogna considerare la retribuzione annua lorda, dividerla per 13.5 e sottrarre lo 0.5% della RAL. La somma accantonata subisce una rivalutazione dell’1.5% su un valore del 75% dell’aumento dei prezzi in base ai dati ISTAT.
Il dipendente può anche richiedere un anticipo sul proprio TFR una volta raggiunti gli 8 anni di anzianità, a patto che, ovviamente, sussistano dei casi di necessità impellente. Come l’acquisto di un immobile anche per i figli, problemi di salute, eventi straordinari. In questo caso si può ottenere fino al 70% dell’importo totale maturato.
Il problema è che molti però sottovalutano la questione tassazione, ovvero quello che andranno a pagare sulla cifra maturata. Ecco perché oltre a considerare quello che si legge in busta paga, è bene specificare che non è al netto degli oneri fiscali ma al lordo. Quindi, a quella cifra, occorre sempre detrarre le tasse prima di ottenere l’importo.
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