Denatalità, Coghe (Pro Vita): “Bene la proposta di Giorgetti, ma non basta” – ESCLUSIVA

Jacopo Coghe, portavoce dell’Associazione Pro Vita, in esclusiva ai nostri microfoni sulle mosse del governo per combattere la denatalità

Il problema della denatalità fino ad oggi in Italia non ha trovato una soluzione. Le misure introdotte dai diversi governi non hanno portato gli effetti sperati, ma ora si potrebbe essere arrivati ad una svolta. Nella prossima manovra dovrebbe essere presente la norma che consente di pagare meno tasse per chi fa figli. “Anche a costo di rivedere o eliminare le agevolazioni per chi, invece, ha deciso di non averli“, si legge su Il Foglio. Una soluzione che potrebbe portare i giovani in futuro a creare famiglie più numerose di quelle attuali.

Coghe esclusiva denatalità
Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita (Facebook) – cityrumors.it

Noi auspichiamo che il capitolo famiglia e natalità in questa e nelle prossime manovra diventi quello di investimento più importante del governo – spiega in esclusiva ai nostri microfoni Jacopo Coghe, portavoce dell’Associazione Pro Vita – benissimo la proposta del ministro Giorgetti, ma chiediamo anche una maggiore attenzione alle famiglie numerose con più figli“.

Coghe: “Bisogna sostenere le famiglie in un momento non facile”

Per Coghe le prime mosse del governo sono sicuramente giuste per aiutare le famiglie, ma la strada è ancora lunga e servono altre misure per contrastare la denatalità. “Non parlerei di inverno demografico, ma è necessario sostenere le famiglie in un momento difficile come questo – aggiunte il portavoce dell’Associazione Pro Vita – siamo troppo tardi rispetto a quello che si sarebbe dovuto fare fino ad oggi Quindi ben venga ogni misura per dare una mano ai nuclei numerosi“.

Coghe esclusiva denatalità
Coghe (Ansa) – cityrumors.it

Ma non è finita qui. Per Coghe è arrivato “il momento di pensare ad una riforma completa degli aiuti agli italiani con tanti bambini. Secondo noi considerare il fattore famiglia sarebbe molto più equo rispetto all’assegno unico, che è basato principalmente sull’Isee. Il motivo? Quest’ultimo è legato ai redditi lavorativi e non al numero dei figli“.

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