Lorenzo Riggi di Geopolitica.info in esclusiva ai nostri microfoni sulle parole del presidente russo Vladimir Putin e la minaccia alla Nato
“Se Kiev utilizza armi a lungo raggio occidentali in Russia sarà guerra contro la Nato“, così Vladimir Putin dopo le indiscrezioni della stampa americana sul possibile sì da parte di Washington all’utilizzo di questi missili. Minaccia reale oppure un semplice avvertimento all’Occidente da parte del Cremlino?
Per rispondere a questa domanda abbiamo contattato in esclusiva Lorenzo Riggi, responsabile desk sulla Russia di Geopolitica.info.
Riggi: “Un tentativo di dissuasione in un momento in cui non si cono le linee rosse”
Lorenzo Riggi, partiamo dalle parole di Putin contro la Nato. Rischio reale di una guerra contro la Russia oppure classiche dichiarazioni strategiche?
“È un tentativo di dissuasione in un momento in cui le varie linee rosse sono saltate. Gli ucraini non soltanto attaccano il territorio con missili e attacchi rapidi, ma sono entrati in maniera massiccia riuscendo a occupare una parte di territorio come a Kursk. Per il resto bisogna dire che il peso specifico delle parole di Putin è davvero relativo. Sebbene molti Stati hanno dichiarato di non voler autorizzare l’impiego di armi a lungo raggio, ci sono Paesi come l’Italia che non hanno rifornito Kiev con questi strumenti. Discorso diverso per Usa e Gran Bretagna. Non è chiaro se ci sarà il via libera in modo pubblico da questi due Paesi. La stampa americana dice sì, quella britannica è più cauta. Ma da parte di Putin si è voluto alzare l’asticella in un momento in cui non c’è una vera e propria linea di confine“.
In caso di autorizzazione di questo tipo di armi, cosa dobbiamo aspettarci da parte di Putin?
“Sinceramente nulla. Al di là degli espedienti retorici, l’impegno di armi occidentali nel territorio russo non è diverso da quello ucraino. Non sposta di una virgola la situazione della guerra. È più un modo di provare a gestire la questione e mettere pressione sull’élite occidentale in un momento in cui si vive una situazione di attesa rispetto alle elezioni americane“.
Sul campo stiamo vedendo l’Ucraina che attacca a Nord e la Russia a Sud.
“Dobbiamo dire che l’attacco a Kursk non ha condizionato le operazioni russe. Nelle ultime settimane abbiamo assistito ad una accelerazione da parte di Mosca nelle conquiste, che in linea generale restano lente. È una avanzata più veloce che trionfale. Ad oggi la Russia ha gestito la cosa con molta più tranquillità del passato e senza panico. Questo ha portato l’attacco ucraino a non avere gli effetti sperati in un primo momento“.
“La proposta di pace ucraina non sarà accettata dalla Russia. Sul cambio di governo…”
Nei giorni scorsi Zelensky ha detto di avere una proposta di pace da presentare prima a Biden e poi a Harris e Trump. Difficile che la Russia la accetti.
“Assolutamente sì. È chiaro che l’amministrazione Biden deve limitare in questo momento le grandi promesse in politica estera. L’inquilino della Casa Bianca e non può assolutamente indebolire la Harris. Un successo potrebbe rappresentare un capitale politico da spendere, ma siamo a meno di due mesi dalle elezioni e la cautela è necessaria. Inoltre bisogna dire che non è chiarissima la posizione della candidata dem sull’Ucraina. Per quanto riguarda Trump, il suo approccio potrebbe essere difficile da gestire per Kiev. Da parte della Russia non c’è nessuna intenzione al dialogo soprattutto se non alle loro condizioni“.
Altro tema oramai da tempo al centro del dibattito, il cambio di governo deciso da Zelensky.
“Ha tolto un ministro come Kuleba, da sempre al fianco di Zelensky e una personalità molto in vista in questi anni di conflitto. In Ucraina sta avvenendo una riorganizzazione del potere frutto della stanchezza, ma anche di visioni diverse sulla pace. C’è uno scontro molto duro intorno alla leadership del presidente, che, per quanto dichiarato in precedenza, ha difficoltà ad aprire ad un negoziato o a posizioni meno massimaliste“.
Zelensky porterà al governo persone che condividono la sua posizione?
“Sicuramente sì. Questo si è già visto in passato. La tendenza è quella di circondarsi di persone che condividono la sua visione. Non magari yes man, ma di certo non ostili. Questo naturalmente non significa che la sua visione di vittoria diventerà raggiungere. Per quanto riguarda la guerra, non penso che ci saranno conseguenze immediate“.