Lorenzo Zacchi di Geopolitica.info in esclusiva ai nostri microfoni sui walkie talkie esplosivi utilizzati da Israele e sulla possibile reazione di Hezbollah
Negli ultimi giorni abbiamo assistito ad una novità molto importante nel conflitto tra Israele e Hamas: i walkie talkie esplosivi utilizzati da Tel Aviv per colpire i miliziani di Hamas. Un qualcosa di assolutamente inedito e che ha permesso ai militari israeliani di entrare nelle case dei miliziani.
Di questo, ma anche della possibile reazione da parte di Hezbollah, ne abbiamo parlato in esclusiva con Lorenzo Zacchi, responsabile Medio Oriente di Geopolitica.info.
Lorenzo Zacchi, partiamo dai walkie talkie esplosivi. Come funzionano?
“È stata posta una piccola carica esplosiva posta all’interno delle batterie in grado di fare abbastanza danni. Diciamo che c’è una cosa molto importante di rilevare: il fatto che Israele sia riuscita ad andare così in profondità della catena di approvvigionamento di materiale di Hezbollah e riuscendo a manomettere questi walkie talkie. Poi le cariche esplosive si sono attivate tramite un codice e, da quanto abbiamo letto, lo scoppio avveniva dopo diversi secondi di suoneria. Un tempo utile a portare il miliziano di turno ad avvicinarsi o prendere l’oggetto. È sicuramente un qualcosa di devastante dal punto di vista psicologico. Israele è riuscito ad entrare nelle case de miliziani. Un qualcosa che dà la percezione di non essere al sicuro neanche nella propria abitazione“.
Intanto però il leader Hezbollah ha minacciato la volontà di vendicarsi. Ci sarà un coinvolgimento anche dell’Iran?
“Le parole di Nasrallah sono simili a quelle sentite in passato. Lui dice che ci sarà una risposta. Anche gli ufficiali Pasdaran hanno comunicato la stessa cosa. Bisognerà quali saranno i termini di questo attacco. Noi stiamo aspettando ancora la reazione per l’uccisione del leader di Hamas. Sono diversi i punti da chiarire. A partire dal fatto di come Hezbollah vorrà condurre questa operazione. Se si tratterà di un attacco missilistico oppure di altro. Insomma si dovrà capire la capacità di agire da parte dei miliziani“.
Ma si può parlare di conflitto allargato?
“Per me no. Io continuo a dire che finché non assisteremo ad una operazione via terra da parte di Israele nel Libano oppure in un altro Paese, siamo davanti ad un conflitto tra Tel Aviv e i proxy iraniani. Al momento le operazioni sono condotte contro obiettivi di Hezbollah e abbiamo visto situazioni simili già nei mesi scorsi. Per questo motivo non siamo davanti ad una svolta. Io parlerei di conflitto regionale solamente quando si aprirà il fronte Nord con il Libano”.
Mancano ormai meno di due mesi alle elezioni americane. Ci dobbiamo aspettare un cambio di strategia da parte degli Stati Uniti dopo il voto?
“Su questa guerra non credo. La mia impressione è che la vera battaglia sarà sul conflitto in Ucraina. Per quanto riguarda Israele, Trump spinge molto sul sostegno mentre la Harris fa trapelare che potrebbe essere più cauta. Non credo che ci saranno grossi sconvolgimenti. Israele con le ultime mosse ha deciso di superare l’aiuto internazionale. È convinta che con il passare del tempo questo scemerà e quindi vuole raggiungere gli obiettivi da solo“.
E quanto successo in questi giorni dimostra una forza da parte di Israele.
“Assolutamente sì e credo che questo sia uno dei principali obiettivi di questo conflitto da parte di Israele. Vuole dimostrare che è in grado di sconfiggere chiunque anche senza supporto occidentale. La mossa dei walkie talkie è forte come l’uccisione del leader di Hamas. Tel Aviv ha dimostrato di essere in grado di colpire molto in profondità“.
Ma questo allontana la tregua paventata negli ultimi mesi?
“Bisogna capire alcune cose. Prima di tutto se Israele allenterà la pressione su Gaza e si concentrerà sul confine Nord e se alla fine aprirà questo fronte. Da parte di Tel Aviv c’è stata l’apertura ad una tregua con il piano di pace americano. Poi si dovrà capire se Hezbollah e Libano hanno davvero voglia di entrare in guerra oppure arrivare ad un cessate il fuoco“.
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