L’ex preparatore dei portieri della Lazio del 200 ricorda l’allenatore ma anche l’amico Sven col quale c’era un rapporto d’affetto
“Una persona speciale, di quelle che ti restano dentro per tutta la vita. E così è stato Sven Goran Eriksson per me“, il ricordo di Fernando Orsi che nella Lazio del 2000, quella dello scudetto allenata dal tecnico svedese, era il preparatore dei portieri, oltre ad essere stato uno dei giocatori della Lazio.
Non è facile per Nando Orsi parlare di quello che ha rappresentato Sven Goran Eriksson per lui, per la sua carriera e anche perché è stato un amico, non solo il tecnico della prima squadra. E non potrebbe essere stato altrimenti perché uno come Svennis, così veniva chiamato da tutti, faceva sentire ogni persona dello staff e della squadra come se fosse la cosa più importante.
E il ricordo di Orsi è struggente: “Quando ho saputo della sua malattia l’ho accolta con molto dispiacere. Sono stato uno dei primi a saperlo tramite altre persone che gli erano vicino, ma lui ha affrontato tutto questo con grande forza e consapevolezza. Forse in quel momento ha capito che era arrivata la sua ora e l’ha presa di petto, una malattia tremenda avendo grande dignità, vivendola come ha fatto la sua vita da allenatore: sdrammatizzando un po’ tutta la sua carriera”.
Sul campo non aveva rivali per quel che riguarda la tranquillità che riusciva ad infondere alla squadra e ai membri del suo staff anche quando le situazioni erano complicate: “Era un grande allenatore e nelle situazioni drammatiche riusciva a infonderti grande tranquillità e questo è risultato vincente”.
E Orsi ricorda un fatto vero e acclarato. Cronaca reale e vissuta internamente ma anche pubblicamente: “Quando abbiamo vinto lo scudetto con la Lazio all’ultima giornata solo lui credeva che potessimo vincere, tutti noi eravamo rassegnati e increduli che potesse arrivare una situazione come poi si è verificata. Lui no, per tutta la settimana non faceva che ripetere, guardate che possiamo vincere. E alla fine ha avuto ragione”.
Un uomo che è stato ricordato in tutto il mondo. Nessuno si è dimenticato di Sven Goran Eriksson, e questo dice tutto, anche secondo Nando Orsi che a Cityrumors.it ricorda bene: “Era un gentiluomo nella vita e nel lavoro, sempre e comunque, nella gestione dei grandi calciatori se non sei gentile sicuramente non vai avanti. Lui era gentile e allo stesso tempo risoluto. Un genio a mio modo di vedere”
Ha allenato sia la Roma che la Lazio ed è sempre stato benvoluto da tutte e due le tifoserie. Questo vuol dire che ha conquistato entrambe le squadre non solo per i risultati ma anche per empatia. Con lui furono anni in cui arrivavano campioni ogni anno, lui non aveva il problema dell’abbondanza di campioni, ma nella mancanza. Poi non si arrabbiava mai, era sempre una persona che difficilmente alzava la voce e anche questa forse era la sua forza. Con la pacatezza riusciva a darti una forza mentale che forse serviva di più di quella tecnica.
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