Aids, le ragazze adolescenti in prima linea tra i più vulnerabili: la media dei decessi fa rabbrividire
L’Aids non è più lo spettro terribile di qualche anno fa. Eppure, i numeri continuano a raccontare una tragedia. Basti pensare che ogni singolo giorno, statistiche alla mano, ben 250 ragazzi sotto i 14 anni muoiono a causa di questa malattia. A essere colpite in modo sproporzionato, tra l’altro, sono le ragazze adolescenti.
In occasione della Giornata Mondiale di Lotta all’Aids del 1° dicembre, è l’Unicef a lanciare ancora una volta l’allarme. Nonostante gli evidenti progressi compiuti, dal momento che l’emergenza non raggiunge più l’eco di qualche decennio fa, l’accesso alle cure resta una barriera insormontabile per molti. Le statistiche sono devastanti: ogni giorno, nel 2023, 330 bambini tra 0 e 14 anni hanno contratto l’Hiv.
Oltre 90.000 bambini e adolescenti sono morti l’anno scorso per cause legate all’Aids. Parliamo di 250 vite spezzate ogni giorno, di cui il 73% sotto i 10 anni. Un bilancio devastante.
Un divario particolarmente drammatico, poi, è raccontato dall’accesso ai farmaci antiretrovirali, quello che possono salvare la vita. Se il 77% degli adulti con Hiv ha accesso alle cure, infatti, solamente il 57% dei bambini tra 0 e 14 anni riesce a ottenerle. Va leggermente meglio per gli adolescenti tra 15 e 19 anni, visto che siamo ancora al 65%, ma è evidente che siano numeri ancora enormemente migliorabili.
Poi, come se tutto questo non bastasse, c’è pure la questione di genere. A livello globale, 7 adolescenti su 10 che contraggono l’Hiv sono ragazze. Prendendo in considerazione l’Africa subsahariana, lì la situazione è ancora più grave. Addirittura il 90% dei nuovi contagi tra i giovani di età compresa tra 15 e 19 anni riguarda ragazze.
Secondo Unaids, inoltre, 9,3 milioni delle 39,9 milioni di persone che convivono con l’Hiv nel mondo non possono accedere alle cure. Vuol dire una su quattro (!). Nel 2023, 1,3 milioni di persone hanno contratto il virus, e 630.000 sono morte per malattie legate all’Aids.
In almeno 28 Paesi, il numero di nuove infezioni è addirittura in aumento. Unaids avverte che per invertire la rotta, è fondamentale garantire che i programmi salvavita siano accessibili a tutti, senza timore né discriminazioni.
“A nessuna ragazza dovrebbe essere negata l’educazione o le informazioni necessarie per proteggersi”, dichiara Nomonde Ngema, 21enne attivista per l’Hiv. “La discriminazione e la violenza contro le donne non sono solo una questione sociale, ma un’emergenza per i diritti umani e la salute”.
Winnie Byanyima, Direttrice Esecutiva di Unaids, ha evidenziato come la lotta all’Aids non possa prescindere dal rispetto dei diritti umani: “Quando le ragazze non possono accedere all’istruzione, quando la violenza di genere resta impunita, o quando l’accesso ai servizi sanitari diventa un pericolo per le minoranze, si impedisce alle persone di curarsi. Per proteggere la salute di tutti, dobbiamo garantire i diritti di tutti”.
Un filo di speranza, comunque, c’è. Diciannove Paesi e territori hanno infatti ottenuto la certificazione per l’eliminazione della trasmissione madre-figlio dell’Hiv e/o della sifilide. Tra questi spiccano Botswana e Namibia in Africa, insieme a Belize, Giamaica e Saint Vincent e Grenadine nelle Americhe.
I progressi dimostrano che porre fine all’Aids è un obiettivo possibile. Ma per arrivarci, serve un impegno globale che combatta non solo il virus, ma anche le disuguaglianze che continuano ad alimentarne la diffusione. Perché dietro ogni numero c’è una vita, spesso troppo giovane per non avere un futuro.
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