Assegno di mantenimento dopo un divorzio: quando decade per l’ex moglie? Cosa stabilisce ad oggi la legge.
Al giorno d’oggi molte coppie tendono a separarsi dopo il matrimonio e dopo aver avuto almeno un figlio. I motivi sono tra i più svariati: si parte magari a causa di un problema economico, passando alla gelosia, mancanza di tempo, attenzioni ed infine affetto. Tutti questi sommati portano ad una separazione, a volte necessaria anche per i benessere dei bambini presenti in casa.
Quando ciò accade, solitamente, il marito è ‘costretto’ a versare una sorta di mantenimento alla propria ex moglie, affinché questa garantisca una perfetta vita ai propri figli. Ma quando quest’ultimo decade? Quali sono i presupposti, dettati dalla legge, che consentono che tutto ciò accada, tutelando ugualmente i bambini? Cosa sapere.
Mantenimento post divorzio: ecco quando decade per l’ex moglie
Quando un matrimonio arriva al capolinea, terminando, e ci sono dei figli di mezzo, i giudici divorzisti cercano in tutti i modi di tutelare quest’ultimi, soprattutto se sono minorenni e non sono in grado di provvedere al proprio sostentamento. A meno che non ci siano cause disparate ed accuse contro la madre, i figli solitamente restano sotto il tetto coniugale con lei. E, fino a qualche tempo fa, quest’ultima, anche se poteva provvedere ad un proprio sostentamento, aveva diritto a ricevere un ‘mantenimento’ da parte dell’ex marito.
Ad oggi non è più così. Infatti secondo quanto afferma la legge italiana se la madre ha uno stipendio in grado di provvedere al proprio sostentamento, anche se inferiore a quanto riceve il marito, non ha diritto ad alcun tipo di mantenimento.
Se prima valeva la legge per cui se la moglie riceveva uno stipendio minore del marito, quest’ultimo doveva retribuirle il necessario per il sostentamento dei bambini, adesso non è così. Ad esempio, se la moglie è un insegnante e riceve uno stipendio base di 1200€, mentre il marito è un medico e riceve sicuramente di più, il mantenimento decade, perché quest’ultima ha la possibilità economica di provvedere ai propri bambini e a se stessa.
Entra invece in vigore quando il giudice riesce ad accertare che, per poter restare a casa con i propri bambini, prendersi cura di essi e soprattutto puntare sulla loro educazione e crescita, la donna ha rinunciato al lavoro licenziandosi. Ma anche qui ci sono delle postille a cui far riferimento: tutto dipende anche dall’età in cui ciò accade e dalle casistiche, oltre che dalle specifiche situazioni familiari.