Caso Chiara Ferragni, con la vicenda del pandoro ‘Balocco’ sta per finire la sua epoca e quella dei grandi influencer?
Un momento sicuramente non facile quello che sta attraversando la famiglia ‘Ferragnez‘. Oltre al cantante Fedez (autore di una clamorosa gaffe nel corso del suo podcast ‘Mucchio Selvaggio‘), quella che fa inevitabilmente discutere non può che essere la moglie, Chiara Ferragni. Soprattutto dopo la vicenda del pandoro ‘Balocco‘ edizione limitata “Pink Christmas“. Ricordiamo che l’imprenditrice digitale è attualmente indagata per truffa aggravata da parte della Procura di Milano.
Questa vicenda le ha fatto perdere inevitabilmente credibilità. Basti pensare che ha accusato un po’ il colpo su Instagram dove più di 300mila followers le hanno tolto il “segui”. In molti, però, si sono anche chiesti se questo sia l’anno in cui i grandi influencer siano destinati a tramontare per sempre. Al loro posto spazio ai nano e micro-influencer? Un qualcosa assolutamente da non scartare. Ne ha parlato Andrea Scotti, attuale Country Manager di Skeepers Italia.
In questo modo ha voluto esprimere il proprio pensiero a riguardo. Queste sono alcune delle sue parole: “La vicenda ‘Balocco’ ha fatto capire che il forte potere mediatico dei grandi influencer possono avere delle complicazioni se non vengono supportati da una comunicazione corretta e trasparente. Attualmente bisogna valutare il rapporto costo-beneficio che risulta dal collaborare con queste figure“.
Caso Ferragni, big influencer verso la discesa? Parla Scotti
Scotti ha precisato: “Associare la propria immagine a personaggi noti del web non è sempre considerata la strategia più vincente per raggiungere obiettivi di marketing. Si corre il serio rischio di andare incontro a gravi danni di immagine che potrebbero compromettere la credibilità del brand in questione“.
Il consiglio dell’esperto: “In questo mondo social bisogna valutare attentamente la strategia di posizionamento e i profili a cui affidare la promozione del proprio brand sui canali social”. Nel corso del suo discorso ha menzionato il fatto che le aziende vengono attratte dal numero di follower e dalla popolarità di un profilo. Magari puntando su big influencer e celebrità. Anche se non è sempre la migliore strada da percorrere in questi casi”.
I brand dovrebbero iniziare a integrare in maniera maggiore per quanto riguarda la loro strategia. “Il successo di una campagna non si misura solo dal numero di follower raggiunti, ma dall’engagement“. La community Skeepers di nano e micro-influencer ha più di 100.000 profili da 1.000 a 100.000 followers. Legami che trasmettono fiducia e stimolano le vendite e i tassi di conversione dei brand.
“Uno dei trend 2024 individuati dall’azienda è rappresentato proprio dalla crescita della centralità all’interno delle strategie marketing di queste figure. I profili possono vantare un alto engagement all’interno della propria fanbase: 7,2% è la percentuale media. Il brand ha la proprietà del contenuto per 20 anni. Segno del fatto che potrà utilizzare un contenuto di un influencer anche a distanza di anni“.
In conclusione si sofferma sui nano e micro-influencer: “Sono capaci di creare legami con la quotidianità di ciascuno, dando vita a un rapporto genuino capace di generare fiducia. Senza dimenticare anche della loro competenza fortemente di nicchia che può essere fondamentale in questi casi“.