C’è una domanda ‘tranello’ che spesso i recruiter fanno durante i colloqui di lavoro: ecco come rispondere per fare la migliore impressione.
Puoi essere la persona più fredda e autocontrollata del mondo, ma c’è poco da fare: affrontare le domande di un colloquio di lavoro è un pensiero che «fa tremar le vene e i polsi», per dirla con le parole di Dante.
Come districarsi tra i mille possibili quesiti che potremmo vederci rivolgere durante un colloquio per avere l’agognato posto di lavoro? Non è un mistero per nessuno poi che i recruiter usano domande “trabocchetto” dalla cui risposta può dipendere l’esito dell’incontro e, di conseguenza, il nostro futuro lavorativo.
Cosa rispondere allora per fare la migliore impressione possibile? Un aiuto ci viene da Erin McGoff, consulente per il lavoro attiva online (anche su YouTube) con lo pseudonimo @advicewitherin. Intervistata dal Mirror, l’esperta ha fornito alcune utili “dritte” per rispondere al meglio alle domande ‘tranello’ dei recruiter.
Tra le domande più complicate e temute durante il colloquio, spiega McGoff, c’è indubbiamente quella sulle aspettative salariali legate alla nuova posizione lavorativa. Spesso e volentieri è il candidato a dover scrivere nella domanda quanto vorrebbe prendere di stipendio. Ma a volte potrebbe essere il potenziale datore di lavoro a voler chiedere di persona quale retribuzione ci si attende.
Inutile dire che poche domande sono più spinose di questa. Dare una risposta precisa non è affatto facile. È imbarazzante sentirsi chiedere qualcosa del tipo: «Quali sono le tue aspettative salariali?». Le aziende lo chiedono, sottolinea Erin McGoff, soprattutto per vedere «se sei fuori dalla loro fascia di prezzo». Il problema è che anche fare i finti umili, dicendo di non sapere quanto si vorrebbe guadagnare o che comunque lo stipendio non è poi una cosa così importante (come se fosse vero), rischia di essere controproducente. Questo perché, a causa della passività, l’azienda potrebbe «sminuirti».
D’altro canto anche abbassare le pretese potrebbe portare ad accettare una remunerazione meno elevata di quanto potremmo strappare. Il consiglio dell’esperta allora è quello di non rispondere «direttamente» a una domanda come questa. Infatti «se dici un numero troppo basso, rischi che ti sminuiscano, e se dici un numero troppo alto, puoi rischiare che ti considerino troppo costoso», dice McGoff.
Meglio dunque rispondere qualcosa come: «Grazie mille per aver sollevato l’argomento. Mi piacerebbe conoscere la fascia salariale prevista per la posizione». Se il recruiter dovesse dire che un intervallo prestabilito non c’è e che la cosa dipende dal candidato, potremmo rispondere: «Ho capito. Bene, il mio range salariale è flessibile ma mi piacerebbe saperne di più sui dettagli del ruolo prima di fornire un numero preciso».
Possiamo anche rispondere ricordando gli stipendi che abbiamo percepito per altre posizioni simili a quelle per cui ci stiamo candidando, in modo che l’azienda abbia una cifra approssimativa su cui lavorare. Non è certamente un metodo infallibile ma secondo l’esperta questa è la maniera ottimale per fare un’ottima impressione durante il colloquio di lavoro.
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