La fine delle festività natalizie per molti studenti e lavoratori coincide con il ritorno alla quotidianità lontana dalla propria città natale
L’Epifania tutte le feste porta via. Questo è una delle frasi che da tempo i nostri nonni ci hanno sempre ripetuto. E per uno studente o lavoratore fuorisede l’arrivo del 6 gennaio coincide quasi sempre con il dovere di lasciare la propria città natale e dover ritornare a quella quotidianità lontana da famiglia e amici.
Le feste natalizie sono quelle che ogni anno si aspettano con grande ansia. Pranzi e cene con i parenti e gli amici, diversi giorni da trascorrere con quelle persone che non si vedono magari dall’estate. Un periodo molto bello, intenso, ma breve. Arrivata l’Epifania, infatti, è arrivato il momento di mettere ancora una volta tutto in valigia e ripartire nella speranza di ritornare magari il prima possibile e rigodersi per qualche giorno il calore della famiglia.
Le feste natalizie per i studenti e i lavoratori fuorisede non sono come le altre. Alcuni decidono magari di non tornare giù e godersi qualche giorno di vacanza in altri luoghi, ma la maggior parte di queste persone aspettano con ansia il periodo di dicembre per trascorrere un po’ di tempo insieme a parenti e amici. Biglietti prenotati in anticipo, valigia che già subito dopo l’Immacolata viene tolta dall’armadio e riempita di vestiti in attesa di prendere il treno e scendere.
Ma, una volta arrivato il 6 gennaio, quella valigia si riempie non solo di vestiti e di cibo, ma anche di ricordi e di speranze. La ripartenza è sempre molto più difficile perché si sa che per almeno tre mesi non si rivedranno quei luoghi che hanno accompagnato parte della propria vita, parenti e amici. Si tratta, però, di una scelta obbligata per il proprio futuro.
Si scende con una valigia piena di vestiti e si ritorna con all’interno sogni, ricordi e una grande speranza: quella magari di ritornare il prima possibile magari anche in modo definitivo. Un obiettivo che in molti anni, ma che non riescono a realizzare per le chiare difficoltà che ci sono al Sud nel crearsi il proprio futuro.
E quando arriva il 6 gennaio in quei studenti e lavoratori fuorisede scende un po’ di tristezza e malinconia nel chiudere la valigia e prendere quell’aereo, autobus o treno che li riporta alla quotidianità di sempre. Luoghi che ora sono come casa, ma che non potranno mai prendere il posto delle città dove si è nati e cresciuti.
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