Vuoi sapere cosa dice la legge riguardo all’eredità per coppie di fatto o conviventi? Non ti piacerà! Siamo ancora molto indietro.
Lo Stato italiano nel 2016, ci ha fatto finalmente fare un passo avanti nella civiltà. La legge Cirinnà ha permesso alle coppie che non sono sposate ma che convivono, di avere alcuni di quei diritti fino ad allora prerogativa solo delle coppie coniugate regolarmente. Ma la strada è lunga in fatto di diritti. Ci sono ancora molte cose da mettere a punto, sperando che i nostri governanti non ne facciano una questione ideologica ma sociale: le coppie conviventi o di fatto in Italia sono ormai moltissime.
Una coppia eterosessuale o dello stesso sesso che convive e ha un legame affettivo stabile, per usufruire dei diritti acquisiti, deve registrarsi all’ufficio dell’Anagrafe del Comune di residenza, è una autocertificazione in cui dichiariamo di essere uniti da legame affettivo stabile, di essere maggiorenni, di coabitare e di essere iscritti nello stato di famiglia. Chi non sente il bisogno di formalizzare la convivenza, è considerato una coppia di fatto.
Coppie di fatto o conviventi hanno gli stessi diritti delle coppie coniugate? Riguardo all’eredità assolutamente no!
Come abbiamo detto la strada da percorrere riguardo ai diritti delle coppie di fatto o conviventi è ancora lunga. Alcuni diritti sono stati acquisiti con la legge Cirinnà altri ancora no. Prendiamo il caso dell’eredità: la legge non vede il convivente superstite come erede. Quindi se in una coppia che non è unita civilmente uno dei due muore, il superstite non ha diritto all’eredità, alla pensione, alla successione, al sostentamento materiale e morale.
La pensione di reversibilità spetta al superstite solo nel caso in cui sia stata fatta l’autodichiarazione all’anagrafe di convivenza, quindi non hanno nessun diritto le coppie di fatto in questo senso: il superstite non potrò percepire la reversibilità della pensione.
Questo diritto lo hanno però i figli del convivente defunto. Il superstite convivente non ha neanche diritto alla liquidazione di fine rapporto (TFR). Un modo per tutelare il proprio partner è quello di redigere un testamento ma bisogna fare attenzione perché se ci sono dei figli bisogna riconoscere loro le quote che gli spettano per legge e la rimanente parte andrà al superstite.
Per quanto riguarda la casa, si può tutelare il proprio partner cointestando la casa in modo che una parte sia comunque di sua proprietà. La legge Cirinnà comunque prevede che se la convivenza è registrata, il partner superstite può rimanere nell’abitazione fino ad un massimo di 5 anni, tempo che aumenta se c’è un figlio disabile. Si può anche stabilire per il partner un diritto di usufrutto senza corrispettivo in modo che possa rimanere in casa legittimamente.