Dimagrire a volte è necessario, ma può essere difficile raggiungere l’obiettivo se si soffre di colon irritabile. La dieta Foodmap può essere provvidenziale.
Non si dovrebbe interpretare la perdita di chili solo come un bisogno estetico, ma anche con un regime che si decide di adottare quando si possono avere problemi di tipo fisico. È il caso del colon irritabile, disturbo intestinale che riguarda tra il 3 e il 5% della popolazione e che risulta essere più frequente tra le donne al di sotto dei 50 anni di età.
Si tratta di una patologia che non dovrebbe essere sottovalutata perché può provocare sintomi davvero spiacevoli e fastidiosi, come alterazione della funzione intestinale e dolori addominali. Questi possono diventare ancora più forti in concomitanza di eventi negativi, quali separazioni, lutti o interventi chirurgici. Chi ha questa esigenza può provare a risolvere con la dieta fodmap.
La Dieta Fodmap aiuta chi ha il colon irritabile
Pensare di dimagrire se si hanno problemi di stomaco o intestinali può essere tutt’altro che semplice, soprattutto perché si sa già a priori di non avere la possibilità di assumere alcuni alimenti, che potrebbero generare effetti peggiori. Come fare quindi se si soffre di colon irritabile e si ha la necessità di perdere peso?
Niente paura, chi ha questa esigenza può risolvere seguendo la Dieta Fodmap, in grado di limitare i fattori che potrebbero aggravare i sintomi di chi ha IBS (acronimo dall’inglese: Irritable Bowel Syndrome).
Chi ha questo problema, come evidenziato da un gruppo di studiosi dell’Università di Melbourne, dovrebbe ridurre il consumo di cibi ricchi di carboidrati, che possono essere assorbiti con difficoltà e arrivare a generare fermentazione, causando dolori addominali anche forti e nausea. Il riferimento è ai cosiddetti carboidrati FODMAP (acronimo di “Fermentable Oligo-saccharides, Disaccharides, Monosaccharides and Polyols) e riguarda i carboidrati a catena corta che l’intestino tenue assorbe poco.
Se si decide di seguire questo regime alimentare è importante tenere presenti tre fasi differenti. La prima è quella della restrizione e prevede di ridurre i cibi che contengono un’alta qualità d FODMAP, che non dovrebbe durare più di 3-6 settimane. Si passa poi alla reintroduzione, in cui si introducono in modo graduale questi alimenti in modo tale da capire quelli che non vengono assorbiti in modo corretto dall’organismo. Si conclude poi con la personalizzazione, che porta a una limitazione di alcuni Fodmap, ma solo di quelli che si è visto possano generare problemi.
Le rinunce sono poche
In tanti possono sentirsi scoraggiati all’idea di fare una dieta, pensando di non essere in grado di sopportare i sacrifici richiesti a lungo, proprio per questo desistono già in partenza. Questa teoria può essere valida anche per la Dieta Fodmap, ma è bene pensare che si tratta di un regime pensato innanzitutto per risolvere un problema, che quindi può garantire effetti importanti e da non sottovalutare.
Si tratta infatti di una soluzione ideale per le persone a cui è già stata diagnosticata l’IBS e vuole cercare di ridurre i sintomi, ma anche per chi ha anche una malattia intestinale, quali il morbo di Crohn e la colite ulcerosa.
Fortunatamente non sono previsti sacrifici così difficili da sopportare. Sono diversi infatti i cibi consentiti, quali pollo, tonno in scatola, uovo, pesce, agnello, maiale, tacchino, crostacei, frutti come banana, frutti di bosco, melone, uva, pompelmo, limone, mandarino, arancia, frutto della passione, ananas, kiwi e verdure quali peperoni, cetrioli, carote, sedano, mais, melanzane, lattuga, pomodori, zucca, patate, zucchi. Non ci sono problemi nemmeno nell’assunzione di latte ma senza lattosio, farine e grano senza glutine, fiocchi di cereali, quinoa, riso, latte di mandorla e latte di riso.
Sono invece vietati alimenti con alta concentrazione di polisaccardi, quali carciofi, asparagi, broccoli, cavoletti di Bruxelles, cavolfiori, finocchi, aglio, cipolla, verze, taccole e legumi, soprattutto lenticchie, ceci e fagioli. Da limitare pane, pasta e derivati, anche dell’orzo e della segale. Non vanno bene nemmeno alimenti elementi con elevata concentrazione di polioli, zuccheri presenti nella frutta e nella verdura, quali mele, pere, albicocche, pesche, susine, more, anguria e cavoli, broccoli, cavoletti di Bruxelles, verza e funghi. Da evitare anche quelli in cui è presente un’alta concentrazione di lattosio, quali yogurt di latte latte di mucca, capra o pecora; ricotta, mascarpone, formaggi freschi e fiocchi di latte. È presente anche nei derivati, come gelati e creme a base di latte.