Non è tanto chiaro ai più se si può partecipare a un altro concorso, se si è già assunti in ente pubblico. Cosa dice la normativa?
Il posto pubblico, ancor più se fisso è stato molto ambito negli anni passati e seppur oggi abbia perso un po’ del suo smalto, rimane comunque una conquista da non lasciarsi sfuggire. Succede però che proprio per ottenere quella agognata “stabilità economica”, si sceglie di ricoprire ruoli in cui non ci si rivede o che non soddisfano in pieno le proprie aspettative.
Per uscire dall’ impasse sarebbe meglio evitare il licenziamento, scelta estrema e per niente risolutrice, cosa facilmente “glissabile” invece grazie alla normativa sui concorsi per i dipendenti che hanno già un posto in una struttura pubblica.
Cosa può fare un dipendente pubblico davanti alla scelta di un nuovo concorso
I motivi per cui si vuole partecipare ad un concorso pubblico sono diversi, per esempio sia se la persona non si trova in quel momento in una posizione lavorativa e sa di avere tutte le carte in regola per rivestire quel ruolo, sia se è già dipendente. Forse non tutti sanno che un dipendente pubblico, si, può partecipare ad altri concorsi.
La partecipazione a concorsi pubblici da parte di dipendenti pubblici è un tema di notevole rilevanza che richiede chiarezza e comprensione delle normative in vigore. I dipendenti pubblici come già accennato, hanno il diritto di partecipare ad altri concorsi pubblici, senza particolari restrizioni. Questa possibilità è estesa sia ai dipendenti a tempo indeterminato che a quelli a tempo determinato, compresi quelli nei primi cinque anni di assegnazione. Addirittura, i Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL) per i dipendenti pubblici spesso prevedono permessi retribuiti per la partecipazione a concorsi pubblici ed esami. In genere, il numero massimo di giorni di permesso concessi è di otto giorni all’anno. È importante consultare il CCNL specifico del proprio settore per le regole precise.
Ad ogni modo quando si partecipa a un concorso pubblico, è consigliabile richiedere sempre un certificato di partecipazione, perché potrebbe essere richiesto dall’ente presso il quale si lavora in quel momento per documentare la partecipazione al concorso. Ma cosa succede se quel concorso alla fine lo si vince?
Qui si aprono ulteriori scenari che la normativa ci offre: la prima cosa da fare è consultare ciò che prevede il contratto CCNL del proprio settore ma in generale si hanno a disposizione due opzioni:
- Dimettersi immediatamente dall’ente pubblico in cui si lavora.
- Chiedere un periodo di aspettativa non retribuita a cui si ha diritto. Durante l’aspettativa ovviamente si inizierà a lavorare presso li nuovo ente, e solo alla scadenza dell’aspettativa si potrà decidere se dimettersi o al posto di lavoro precedente.
Secondo la Legge 104 del 1992, l’aspettativa non retribuita si può richiedere fino ad un periodo massimo di 11 mesi, sia in maniera frazionata che continuativa. Questa aspettativa consente di gestire il passaggio tra il vecchio e il nuovo lavoro in modo flessibile.
Come già detto, anche i dipendenti che si trovano nella fase di prima assegnazione possono partecipare a nuovi concorsi pubblici. L’obbligo di permanenza presso la prima sede di assegnazione per cinque anni, previsto dall’Articolo 35, comma 5-bis del decreto legislativo 165 del 30 marzo 2001, si applica principalmente ai casi di mobilità (nel caso si volesse cambiare città), ma non si applica alla partecipazione a nuovi concorsi pubblici e all’eventuale vittoria di un posto in un altro ente della Pubblica Amministrazione. In questo caso, si tratta di un nuovo rapporto di lavoro, e il dipendente anche in questo caso ha il diritto di richiedere un periodo di aspettativa non retribuita presso il primo ente o di dimettersi immediatamente.