La prima testimonianza di un’esperienza pre-morte: che cosa è stato visto

Da sempre l’uomo si interroga sul destino che lo attende dopo la morte. Ecco il racconto di chi sostiene di aver sfiorato l’aldilà.

Cosa c’è dopo la morte? La fine di tutto, il vuoto assoluto, o un’altra vita? Ed eventualmente dove, come, con chi? Da sempre questi interrogativi abitano l’animo umano, e purtroppo finora non si è ottenuta una risposta certa. Ma vale la pena di ascoltare attentamente chi afferma di aver vissuto una esperienza di avvicinamento all’aldilà, seguita dal ritorno a questa vita terrena: la cosiddetta “pre-morte”.

esperienza pre morte racconto cosa c'è aldilà
Esperienze di pre-morte: le correnti di pensiero (Cityrumors.it)

C’è in realtà una vasta letteratura sulle “Near death experiences” (Nde), o “Esperienze pre morte” (Epm), costituita per lo più dai racconti di persone che, in condizioni di coma o di arresto cardiaco, spesso a seguito di gravi traumi o in presenza di malattie terminali, hanno visto qualcosa di assolutamente straordinario. Racconti accomunati quasi sempre da una serie di “fasi” progressive: una visione autoscopica (cioè il proprio corpo visto dall’esterno), una sensazione di profonda felicità, un’immensa luce, l’incontro con persone care già venute a mancare, e infine il ritorno nel proprio corpo. Cosa significa tutto ciò?

La verità sulle esperienze di pre-morte

Rispetto alle esperienze di pre-morte ci sono due principali scuole di pensiero. Da un lato abbiamo le teorie parapsicologiche, che vi ravvisano la prova dell’esistenza di un aldilà e della possibilità di entrarci in contatto. Sul fronte opposto ci sono le spiegazioni scientifiche, che chiamano in causa dei normali processi neurofisiologici e psicologici dovuti a molteplici fattori, come l’assunzione di farmaci o meccanismi di autoconsolazione.

pre-morte esperienze
Una delle più famose esperienze di pre-morte è quella vissuta dal noto psichiatra e pioniere della psicoanalisi Carl Gustav Jung. (Cityrumors.it)

Sta di fatto che episodi del genere sono piuttosto frequenti. E non mancano casi “eccellenti”. Una delle più famose esperienze di questo tipo è senza dubbio quella vissuta dal noto psichiatra e pioniere della psicoanalisi Carl Gustav Jung nel 1944, a seguito di un incidente che lo fece finire in coma, da lui stesso descritta in un testo autobiografico intitolato Ricordi, sogni e riflessioni e pubblicato solo nel 1961.

“Quel che viene dopo la morte – scrive Jung – è qualcosa di uno splendore talmente indicibile, che la nostra immaginazione e la nostra sensibilità non potrebbero concepire nemmeno approssimativamente… Prima o poi, i morti diventeranno un tutt’uno con noi; ma, nella realtà attuale, sappiamo poco o nulla di quel modo d’essere. Cosa sapremo di questa terra, dopo la morte? La dissoluzione della nostra forma temporanea nell’eternità non comporta una perdita di significato: piuttosto, ci sentiremo tutti membri di un unico corpo”. Parole che, comunque la si pensi, non lasciano indifferenti.

Gestione cookie