Nel corso di una intervista rilasciata al “Corriere della Sera” è intervenuto lo chef social Max Mariola
Il suo sogno è sempre stato quello di poter lavorare, un giorno, dietro ai fornelli. Magari avere anche un ristorante tutto per sé e, perché no, essere di compagnia a milioni di persone che seguono le sue ricette. Si può tranquillamente dire che il suo, di sogno, si è realizzato eccome. Max Mariola è lo chef social del momento grazie ai suoi 9 milioni di follower (tra Facebook, Instagram e TikTok) che non si perdono un suo singolo filmato.
Senza dimenticare (come citato in precedenza) del suo locale che si trova nella zona Brera in quel di Milano. C’è chi da piccolo sognava di fare il calciatore, chi il medico, chi l’architetto mentre Max aveva solamente una passione: la cucina. Tanto è vero che il cuoco è il suo mestiere, ma prima una grande passione. Ne ha parlato nel corso di una lunga chiacchierata con il “Corriere della Sera” dove, però, ha creato anche qualche polemica.
Anche se, subito dopo le medie, si è fatto condizionare dal padre che voleva lavorasse nell’azienda di famiglia, una bottega storica che si occupava di restaurazione di oggetti in metallo prezioso. Quando il padre finì decise, a 22 anni, di inseguire il suo sogno. Nessuna formazione alberghiera alle spalle. Ha iniziato dal basso, tanto da pulire la cucina di un ristorante gratis. Una esperienza che gli è servita molto in futuro.
Poi la svolta arriva poco prima del 2000 quando un docente della scuola di cucina lo chiama per offrirgli un ruolo da assistente in un canale televisivo dedicato solo al cibo. Una carriera lunga 22 anni. Anche se la svolta vera e propria è avvenuta solamente grazie ai social network. Nel 2018 i primi video con l’aiuto della moglie per Fb e YouTube. Poi, dopo qualche anno, il trasferimento su TikTok. Da quel momento in poi la strada del successo è stata tutta in discesa.
La moglie, successivamente, ha insistito perché aprisse un ristorante a Milano: “Mi ripeteva sempre: “Non sei un cuoco se non hai un ristorante!”. Il mio locale offre il carciofo alla giudia in un contesto in cui c’è la musica, non in una trattoria con la tovaglia a quadrucci“. Non mancano le critiche in merito ai suoi prezzi. Qualche esempio? Carbonara a 28 euro, spesa media 60 euro a persona. Prezzi che, però, giudica fin troppo bassi in merito alla zona dove si trova: “Bisogna pensare a quanto costano qui un cameriere, l’affitto…“.
La mente, però, è orientata verso il futuro: magari aprire una scuola di cucina digitale. Poi un consiglio all’Italia: “Dovrebbe puntare a diventare l’alta moda del cibo: mantenere le produzioni e le quantità attuali, ma alzando i prezzi. Non si deve comprare per forza il salmone, va bene lo sgombro. Così come gli asparagi a dicembre, ma il broccolo”.
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