Il dato emerso dallo studio dell’università di Glasgow spiega che la socialità migliora la qualità di vita: i dettagli
Che stare in compagnia di amici e parenti metta di buonumore non è certo una novità, ma stavolta a confermarlo è anche un approfondito studio, quello pubblicato su BMC Medicine e riportato da AGI a guida di Hamish Foster dell’Università di Glasgow, GB.
Foster e colleghi hanno utilizzato i dati di 458.146 adulti reclutati nella Biobanca del Regno Unito per studiare l’associazione tra mortalità e cinque tipi di interazione sociale. I partecipanti sono stati reclutati tra il 2006 e il 2010 e all’epoca avevano un’età media di 56,5 anni.
I partecipanti hanno completato un questionario durante il quale hanno risposto a domande su cinque tipi di interazione sociale: quanto spesso erano in grado di confidarsi con qualcuno vicino a loro e quanto spesso si sentivano soli (misure soggettive); e quanto spesso sono stati visitati da amici e familiari, quanto spesso hanno partecipato a un’attività di gruppo settimanale e se vivevano da soli (misure oggettive). Dopo un follow-up medio di 12,6 anni, 33.135 partecipanti erano morti in base ai certificati di morte collegati.
“Quello che abbiamo trovato – ha spiegato Jason Gill dell’Università di Glasgow – è che se non incontri mai i tuoi amici e i tuoi familiari rischi un livello più alto di mortalità. Ma quando inizi a vederli più o meno una volta al mese il rischio rimane più o meno lo stesso che tu li veda una volta al mese, una volta alla settimana, più volte alla settimana o anche ogni giorno. Quindi sembra proprio che ci sia un effetto soglia”.
Al momento non ci sono dati a sufficienza per individuare i nessi causali all’origine delle riduzioni nei rischi di mortalità evidenziati. Una ipotesi è che la qualità delle visite sia particolarmente rilevante per l’individuo in solitudine contribuendo così alle sue chance di sopravvivenza.
“È possibile – ha aggiunto Foster – che amici e familiari possano offrire un livello particolare di supporto per le persone, per esempio li possano aiutare ad accedere a servizi sanitari; è quindi altrettanto possibile che le visite di familiari e amici siano legate a una relazione di qualità più elevata per l’individuo in solitudine e quindi che questi percepisca la sensazione della qualità della relazione”.
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