Ha creato panico un recente studio su alcuni tatuaggi che libererebbero nel sangue minuscole particelle responsabili di serie conseguenze alla salute dell’uomo
Un fenomeno in continua ascesa quello di fissare in maniera indelebile un ricordo sulla propria pelle. Sono infatti oltre 7 milioni gli italiani che hanno almeno un tatuaggio, rendendo il nostro Paese quello con più tatuati d’Europa. Il risultato sorprendete è che sono più spesso le donne a scegliere di incidere un disegno, una scritta o un simbolo in maniera indelebile sul proprio corpo e l’età media per decidere di farsi il primo tatuaggio si attesta sui 25 anni.
Il tatuaggio consiste nella colorazione permanente di parti del corpo, sia attraverso l’introduzione o la penetrazione sottocutanea e intradermica di pigmenti di diverso colore mediante aghi o taglienti vari, sia con tecniche di scarificazione, per ottenere figure e disegni indelebili. Il tatuaggio non è un’invenzione moderna. La sua origine risale intorno al 5000 a.C., al tempo in cui i giapponesi ornavano le statuette di argilla con incisioni simili a tatuaggi.
Un diamante è per sempre recitava una pubblicità molto in voga alcuni anni fa, ma anche un semplice e meno costoso tatuaggio resterà per sempre inciso sulla pelle. Fino al secolo scorso un tatuaggio era sinonimo, al di là di significati religiosi e di appartenenza sociale per molte popolazioni, di una vita vissuta tra mille peripezie, fino ad arrivare ai galeotti rinchiusi nelle galere per molti anni. Dagli anni 80 in poi è diventato un modo come un altro di fissare per sempre sulla propria pelle un ricordo, una data importante, un nome. Oggi è diventato addirittura “una moda” e si fa a gara a chi lo ha più grande, più strano e in posizioni sempre diverse e si assiste a un vero e proprio boom di “tatuati”, basti pensare che il 7,7% dei giovani in Italia, tra i 12 e i 17 anni, ha almeno un tatuaggio. Un fenomeno in crescita che ha destato l’attenzione dell’Istituto Superiore di Sanità perchè è apparso chiaro e anche preoccupante che meno della metà degli amanti dei tatuaggi sono adeguatamente informati su possibili rischi e controindicazioni.
Un recente studio pubblicato sulla rivista statunitense Applied and Environmental Microbiology ha sollevato infatti dubbi e preoccupazioni importanti riguardo alla sicurezza degli inchiostri utilizzati dai tatuatori. Lo studio ha rivelato che oltre un terzo degli inchiostri disponibili sul mercato contiene batteri, anche in confezioni sigillate. Una contaminazione che costituisce un serio pericolo e che aumenta notevolmente il rischio di reazioni avverse e infezioni. Molto dipende ovviamente dal grado di igiene dello studio del tatuatore e dei suoi strumenti che possono aiutare la proliferazione di questi batteri. .Gli scienziati hanno testato 75 inchiostri per tattoo di 14 produttori. Mescolando 1-2 grammi di soluzione colorata con specifici terreni di coltura, e cambiando il contesto di incubazione, con ossigeno o senza, hanno cercato batteri sia aerobi che anaerobi, trovandoli: “Circa il 35% degli inchiostri per tatuaggi o make-up permanente venduti negli Usa erano contaminati da batteri”, hanno scritto i ricercatori. “Entrambi i tipi, aerobi e anaerobi, possono contaminare gli inchiostri, senza alcun collegamento chiaro tra l’etichetta che dichiarava la sterilità del prodotto e l’effettiva assenza di contaminazione batterica”. Questi risultati quindi hanno evidenziato come lo stesso inchiostro utilizzato per “incidere” il tatuaggio potrebbero essere una fonte di infezione per entrambi i tipi di batteri.
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