I social sono ormai una ‘passione’ che colpisce tutti, ma le conseguenze che hanno sugli adolescenti spaventano
I social sono diventati ormai un passatempo di cui sembra impossibile fare a meno. Finché rimangono un divertimento e uno strumento di socializzazione chiaramente non c’è niente di male, ma la questione cambia quanto i social vanno ad intaccare il benessere mentale, soprattutto degli adolescenti.
Come segnala un’indagine, che ha raggiunto un campione di 1.668 giovani tra i 9 e 19 anni, promossa dall’Associazione Nazionale Di.Te. (Dipendenze tecnologiche, GAP, cyberbullismo) in collaborazione con Skuola.net, il portale di informazione rivolto agli studenti, in occasione della Settima Giornata Nazionale promossa dall’Associazione Nazionale Di.Te., sono il 44% campione è iscritto a tre social network (Instagram, TikTok e YouTube i più gettonati) e li utilizzano per due o tre ore al giorno, entrandoci quotidianamente.
Il rapporto degli adolescenti con i social
Le ragioni che spingono i giovani a utilizzare così tanto i social sono diverse, il 73% lo fa per guardare contenuti altrui che solo nel 40% dei casi vengono “discussi” con i propri genitori; appena il 6%, invece, pubblica ogni giorno dei contenuti. Inoltre, inizia a diffondersi la tendenza ad abbandonare le piattaforme, partita timidamente da qualche anno e ormai in crescita costante: il 6% degli over 13 – quindi teoricamente autorizzati a iscriversi a molte delle piattaforme – ha detto di essersi cancellato. Il motivo più diffuso? Ci passava troppo tempo, meglio staccare la spina.
Mentre per il digital detox dei più piccoli – che magari si iscrivono aggirando le regole sui limiti d’età – un ruolo fondamentale sembrano averlo i genitori, visto che il 50% di quanti avevano un profilo è stato poi costretto a disiscriversi dietro espresso divieto di un famigliare. E circa due terzi degli intervistati (65%), per farsi vedere il meno possibile, si sono dotati di un profilo fake, falso.
“Che gli adolescenti facciano fatica a limitare il tempo trascorso sui social media potrebbe essere indice di una potenziale dipendenza tecnologica. Questo aspetto, spesso sottovalutato, richiede una maggiore attenzione e comprensione da parte di tutti, per prevenire conseguenze a lungo termine sulla salute mentale. Più che vietarne l’uso, però, dovremmo indirizzare i nostri ragazzi verso una maggiore consapevolezza, attraverso l’educazione digitale. Che, visto il trend, dovrebbe diventare motivo di insegnamento già nell’età dell’infanzia nelle scuole”, osserva Giuseppe Lavenia, psicologo, psicoterapeuta e presidente dell’Associazione Nazionale Di.Te..
“Questi dati devono farci riflettere: se i modelli dei giovani sono gli influencer, vuol dire che non ci sono più tanti modelli così forti nella vita offline. Inoltre, questa tendenza non solo distorce la percezione della realtà, ma alimenta anche una costante insoddisfazione e una potenziale insicurezza nell’immagine di sé, con tutte le conseguenze che ne possono derivare sul benessere psicologico dei giovani, già parecchio provato dagli eventi degli ultimi anni, e sulle loro relazioni future”, fa notare Giuseppe Lavenia, che aggiunge: “C’è un impatto emotivo negativo dei social media, come indicato dal 40% degli adolescenti che sperimentano sentimenti di depressione, ansia, gelosia e invidia, rivela una vulnerabilità psicologica”.