L’immissione di fumo in casa causata dal vicino di casa può essere punita per legge: vediamo in quali casi e qual è il risarcimento.
Ci troviamo in un’epoca storica in cui tutti sono a conoscenza del fatto che il fumo di sigarette è nocivo alla salute sia in forma attiva che in forma passiva. Negli ultimi anni le leggi si sono aggiornate al fine di proteggere la salute dei cittadini, vietando il fumo di sigaretta all’interno dei locali al chiuso e in alcuni casi limitandolo anche all’aperto.
L’ideale sarebbe vietare direttamente la vendita (nessun Paese attualmente è arrivato a formulare una legge simile), oppure rendere l’acquisto un lusso talmente grande da renderlo sconveniente come accade ad esempio in Gran Bretagna, o ancora renderlo talmente complesso da gestire all’aperto da fare passare la voglia (ad esempio in Giappone si può fumare solo ed esclusivamente nelle aree fumatori anche per strada).
Allo stato attuale delle cose, comunque, l’unico luogo in cui è permesso fumare senza limitazioni è la propria abitazione. Ma lo stesso vale per il balcone di casa? Questo è generalmente considerato un’estensione dell’appartamento, tuttavia si tratta di un’area aperta che spesso confina con l’appartamento del vicino.
Non di rado, infatti, nei condomini c’è chi lamenta l’immissione nella propria casa del fumo del vicino. In alcuni casi è addirittura impossibile impedire l’ingresso del fumo in casa senza essere costretti a tenere costantemente le finestre chiuse. Ci si chiede dunque se non sia possibile denunciare il vicino e chiedere un risarcimento per il fastidio causato.
Vicino di casa fumatore: quando è possibile ottenere un risarcimento
Al fine di comprendere quando e se sia possibile denunciare un vicino fumatore che inquina il nostro ambiente domestico per prima cosa dobbiamo citare l’articolo 844 del Codice di procedura civile, nel quale si legge: “Il proprietario di un fondo non può impedire le immissioni di fumo o di calore, le esalazioni, i rumori, gli scuotimenti e simili propagazioni derivanti dal fondo del vicino, se non superano la normale tollerabilità, avuto anche riguardo alla condizione dei luoghi”.
Tale articolo ci informa che il proprietario di una casa è libero di fumare anche sul balcone di casa anche se il suo fumo dovesse giungere in quella del vicino, ma solo finché questo disturbo rimane nei limiti della tollerabilità. A quanto pare, dunque, il legislatore ha lasciato ampia libertà di scelta al giudice che si occupa della questione per poter valutare caso per caso e dunque non punire troppo severamente anche chi fuma qualche sigaretta ogni tanto.
A questo punto viene da chiedersi quale sia il limite di tollerabilità. In aiuto ci arriva una sentenza riguardante un caso in cui il fumo giungeva dal bar sottostante l’abitazione. In questo caso è stato riconosciuto al querelante un risarcimento poiché il giudice a ritenuto che effettivamente non era libero di fruire del diritto del godimento dell’appartamento senza interferenze moleste.
Per quanto riguarda dunque il singolo vicino che fuma delle sigarette, la questione è più complessa. Prima di avviare una causa bisogna prima valutare la distanza tra gli appartamenti, la posizione geografica, le prove (testimonianze di amici, parenti e vicini) o una perizia tecnica.
Prima di agire è bene consultare un legale, il quale con ogni probabilità vi consiglierà innanzitutto di provare a fare desistere il vicino con una diffida scritta. Qualora non dovesse funzionare e solo dopo aver raccolto delle prove sufficienti si può portare la questione in tribunale per chiedere al giudice un’ingiunzione per impedire al vicino di continuare a fumare e il risarcimento per ogni giorno in cui l’ingiunzione non viene rispettata.