Bensoussan: “Tra Israele e il mondo arabo un odio millenario…”

Il famoso storico francese descrive cosa succede in Medio Oriente e non solo e da dove nasce tutto questo dissenso tra i due popoli

Un odio che va avanti da troppo tempo. Un modo di essere, sin da quando si è nati da quelle parti, in Medio Oriente, e non solo, tra gli arabi e gli israeliani c’è un’avversione che non ha uguali, probabilmente, in nessun’altra parte del mondo. “Il 7 ottobre sarebbe un nuovo episodio nella lotta tra due nazionalismi, ma questa lettura occidentale non funziona più”, le parole sono Georges Bensoussan, uno dei più famosi storici francesi che conosce bene ogni tipo di situazioni che ci sono da quelle parti. Lo storico racconta al quotidiano il Foglio quello che pensa, quello che sa e cerca di portarlo avanti, tentando di far capire quanto sia rischioso portare avanti le cose in questo modo.

La storia
Le bandiere israeliane che vengono sventolate duranteb una manifestazione (Ansa Cityrumors.it)

 

Una delle situazioni più pericolose che sta sempre di più prendendo il sopravvento è questo rancore che non finisce mai, sembra quasi sia dalla nascita di ogni individuo che vive lì, a prescindere da tutto. E per Bensoussan non è tanto una novità anzi una conferma di quello che succede da sempre, da tantissimi troppi anni: “Una lettura religiosa è più convincente con un’organizzazione islamista che non prevede compromesso, ma solo la distruzione dell’altro. Non è un movimento politico, ma millenarista condannato a schiacciare o essere schiacciato”.

Una lotta che non fa prigionieri ebrei né lascia dietro di sé alcun ebreo ferito

L'odio
Le persone rapire da Hamas immortalate in tante foto (Ansa Cityrumors.it)

 

Si è tentato negli anni di riuscire a ricucire lo strappo, ma non c’è mai stata alcuna voglia, nonostante a parole si dica e si è tentato di fare altro. Non è stato nemmeno ascoltato il tentativo inglese sia nei primi anni venti che nel dopoguerra di provare a far coesistere i due popoli, anche qui Bensoussan è esplicito: “Fino al rifiuto nel 1947 della decisione delle Nazioni Unite di spartire la Palestina in due stati. E’ un riflesso della lotta condotta sul campo dagli arabi di Palestina, una lotta che non fa prigionieri ebrei né lascia dietro di sé alcun ebreo ferito. Qualsiasi avversario che cade nelle loro mani (compresi i bambini) in un convoglio caduto in un’imboscata, ad esempio, viene assassinato”.

E’ un livello di violenza estrema che non ha uguali in nessuna parte della Terra, quando si nasce israelita o arabo, uno odia l’altro, senza alcuna esclusione di pensarla in modo diverso, è questo il concetto che cerca di far capire lo storico francese Bensoussan: “Questa è una questione centrale. Gli ebrei sono accusati di essere intrusi, ‘colonialisti’. La realtà storica dice il contrario: assistiamo, nel XIX secolo, all’interno della minoranza ebraica continuamente presente su questa terra, a un movimento di rinascita nazionale ebraica. Liberarsi di questa secolare oppressione che rende gli ebrei (e i cristiani) cittadini di seconda classe è ciò che rende il sionismo, fin dalle sue origini, un movimento di emancipazione e una lotta anticolonialista contro una condizione dominata dall’islam”. E così non si va da nessuna parte ed è anche difficile che le cose, stando così, possano mai cambiare.

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