Il caso Maria Rosaria Boccia fa tremare il Governo. Perché le analisi sul materiale sequestrato possono imbarazzare l’esecutivo Meloni
A guidare i Carabinieri del Nucleo investigativo nella sua abitazione di Pompei, ordinata dalla pm Giulia Guiccione, è stata la stessa Maria Rosaria Boccia, intenzionata a portare avanti questa battaglia legale con tutte le proprie energie. Non solo: è stata sempre lei a consegnare ai militari tutti i propri dispositivi digitali quindi smartphone, computer e pen-drive per un totale di 15 dispositivi. Tra questi oggetti anche i famosi occhiali con le microcamere, usati per le riprese mai autorizzate a Montecitorio.
L’indagine sul caso che coinvolge in primo piano l’ex Ministro Sangiuliano e l’imprenditrice 41enne potrebbe quindi arrivare ad una svolta senza precedenti: nell’archivio digitale della Boccia, infatti, potrebbero conservarsi informazioni, documenti e riprese che potrebbero incastrare definitivamente Sangiuliano. Lei stessa, infatti, ha raccontato di aver assistito in prima persona ad alcune conversazioni che l’ex Ministro avrebbe intrapreso con altri esponenti del governo: se uscissero, la situazione potrebbe complicarsi e non di poco per Sangiuliano.
Nell’abitazione di Pompei di Maria Rosaria Boccia, dove lei stessa ha condotto i militari e dove li ha indirizzati verso i suoi dispositivi, è stata trovata una mole di materiale interessante che di certo ha stupito chi sta indagando. Al momento, l’indagine è affidata al procuratore aggiunto Giuseppe Cascini, che è alla ricerca di conferme e di nuovi contenuti potenzialmente ricattatori per Sangiuliano dei quali l’imprenditrice ha già accennato. Nell’abitazione della 41enne, quindi, sono stati trovati computer fissi e portatili, diversi smartphone e tablet, archivi cartacei e digitali ma anche cloud, pen drive e domini personali.
Il decreto di perquisizione è stato emesso con urgenza, affinché i soggetti interessati non avessero il tempo di occultare tutto il materiale d’interesse, ed è stato fin da subito finalizzato alla ricostruzione esatta dei rapporti di conoscenza, dipendenza, amicizia e collaborazione che Boccia aveva con Sangiuliano. Importante, però, anche la ricerca di eventuali chat intrattenute con soggetti terzi nei quali il nome del Ministro sia stato fatto in modo esplicito o anche mediante nomignoli e soprannomi, soprattutto se in relazione al G7 della Cultura o alla sua partecipazione a congressi, riunioni ed eventi relativi alle sue attività istituzionali.
Secondo Silverio Sica, difensore dell’ex Ministro, non c’è e non c’è mai stato nulla di illecito nella condotta del suo assistito, sebbene ad oggi sia indagato per rivelazione di segreto (e peculato) proprio in relazione a documenti riservati di natura ministeriale a cui Boccia dichiara di aver avuto accesso. Sica, infatti, non esclude che tutto ciò che l’imprenditrice 41enne ha dichiarato o dimostrato di avere possa averlo recuperato di nascosto da altri luoghi: non a caso, infatti, l’avvocato sottolinea che tutto ciò che potrebbe emergere dalle chat o dalle registrazioni non è tale da mettere in imbarazzo il governo, o sue componenti.
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