Cecilia Sala, come annuncia una nota di Palazzo Chigi, sta tornando in Italia da Teheran. La trattativa di rilascio è conclusa.
Cecilia Sala è stata liberata. Lo annuncia una nota ufficiale pubblicata da Palazzo Chigi e rilanciata sui social ufficiali di Giorgia Meloni. La giornalista 29enne de Il Foglio e podcaster di Chora Media era in stato di detenzione, all’interno del carcere di Evin a nord di Teheran, dallo scorso 19 dicembre.
La cronista si trovava in quelle terre per un’indagine, quando il 19 dicembre scorso è stata prelevata dal suo albergo e condotta in carcere. Le accuse erano quelle di aver violato le Leggi della Repubblica Islamica. Gli eventi hanno portato ad associare la sua cattura all’arresto, quasi in contemporanea, di Mohammad Abedini Najafabani.
Ingegnere iraniano, dal passaporto svizzero, di 38 anni accusato di aver violato le Leggi sull’esportazione, associazione per delinquere e appartenenza a organizzazioni terroristiche. Nello specifico l’uomo è stato fermato a Malpensa e condotto in carcere su mandato degli Stati Uniti: in terra americana “l’uomo dei droni” (così viene soprannominato per via delle proprie attività) rischia l’ergastolo.
Il motivo è legato a una compravendita attraverso società schermo che il 38enne avrebbe fatto al soldo dei pasdaran. Ci sarebbe la sua mano, grazie anche alla compravendita di armi ad alta tecnologia, in un’azione terroristica di un anno e mezzo fa in Giordania. Il colpo è firmato Guardiani della Rivoluzione. In quell’attacco hanno perso la vita 3 Marines.
L’Iran, ora, chiede la liberazione dell’uomo senza passare dall’estradizione USA, per avere più presa l’Italia è stata coinvolta. La liberazione di Sala sarebbe dovuta servire per agevolare il rilascio di Abedini. Almeno queste erano le intenzioni in principio. Il passare delle settimane è stato determinante affinché l’epilogo di questa storia fosse diverso.
Infatti prima Nordio, poi Tajani hanno cercato di fare muro ai compromessi. Cecilia Sala è stata arrestata senza alcun capo di imputazione circostanziato: la donna aveva regolare visto e aveva i requisiti necessari per svolgere il proprio lavoro in quelle terre. Per questo Ministro degli Esteri e Ministro della Giustizia non hanno mai ceduto il passo ad alternative nel trattare la liberazione della cronista.
Sala doveva essere rilasciata a prescindere dalla sorte di Abedini, il quale nello specifico si trova detenuto a Opera. In attesa di capire se ci sarà spazio per l’estradizione in America. Attualmente i legali del 38enne spingono per ottenere i domiciliari in Svizzera o altrove. Le possibilità che questo avvenga sono minime, perchè esiste – a oggi – un rischio di fuga piuttosto elevato.
Stessa ragione per cui Nordio non ha applicato il comma 2 dell’articolo 718 del Codice Penale che prevedeva l’annullamento della misura detentiva: in primis non poteva sminuire il ruolo del Ministero che rappresenta, in secundis non vi erano margini di manovra proprio per l’eventualità che l’ingegnere fuggisse.
La situazione, dunque, era in una fase di stallo. Anche per quanto riguardava le condizioni di Sala. La donna era in stato detentivo in condizioni proibitive, senza generi di conforto (il pacco dall’Italia non è mai giunto) e priva di qualsiasi contatto con l’esterno. La giovane ha parlato soltanto con alcuni esponenti della diplomazia italiana che l’hanno rassicurata sul lavoro della nazione per il suo rilascio.
Da una conversazione all’altra, Giorgia Meloni ha parlato con i genitori della giornalista 29enne assicurando la liberazione di quest’ultima. Dopo l’ultimo colloquio, padre e madre di Sala hanno chiesto silenzio stampa ai media. Si entra nella fase calda delle organizzazioni. Le ambasciate si parlano, decidono che ci sono i margini per rilasciare la giornalista, ma ancora non è tempo di festeggiare.
La sicurezza del rilascio di Cecilia Sala arriva dopo la trasferta – non programmata – di Giorgia Meloni da Donald Trump. Il neo Presidente degli Stati Uniti non è ancora insediato, il passaggio di consegne con Biden avverrà il prossimo 20 gennaio, ma la Premier italiana è atterrata a Mar-a-Lago nei giorni scorsi per parlare proprio con The Donald.
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La Presidente del Consiglio ha fatto leva sulla certezza che le sorti di Cecilia Sala fossero di interesse nazionale, premendo anche sul profilo altamente patriottico di Trump. Da quel momento le maglie si sono allargate: il futuro di Mohammad Abedini Najafabani resta una questione tra USA e Iran. L’Italia è stata tagliata fuori da questo intrigo internazionale. Cecilia Sala può prendere il volo verso una nuova libertà.
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