In una intervista rilasciata al quotidiano ‘Sole 24Ore’ è intervenuto il numero uno della Coldiretti, Ettore Prandini
Tanti gli argomenti affrontati. In particolar modo quello che riguarda gli emendamenti incassati sulle nuove regole per gli imballaggi. Su questo ha espresso molta soddisfazione anche se, allo stesso tempo, ha voluto frenare gli entusiasmi. Spiegando chiaramente che la strada da affrontare è ancora molto lunga. Un risultato straordinario, quindi, per l’intera filiera agroalimentare italiana e non solo.
Ne è sicuro Ettore Prandini, presidente di Coldiretti. Queste sono alcune delle sue parole che ha rilasciato al ‘Sole 24Ore‘: “Si tratta di un risultato che ora va strenuamente difeso perché la partita ancora non è chiusa”. Poi ha continuato dicendo: “L’Italia già oggi è in media al 73%. Quindi più avanti dell’Europa dove si punta a raggiungere il 70% entro il 2030″. Senza dimenticare il riciclo delle bioplastiche: “Siamo osservati ‘speciali’ da parte di Cina e USA che guardano con interesse al nostro percorso virtuoso”.
Coldiretti, Prandini soddisfatto ma precisa: “Risultato non acquisito”
Un commento, quello di Prandini, che è continuato in questo modo: “Mentre la precedente formulazione del regolamento era molto pericolosa e avrebbe potuto mettere a rischio migliaia di imprese in Italia e decine di migliaia di posti di lavoro. Il risultato non è acquisito. Non bisogna abbassare la guardia e porre grande attenzione al Consiglio dei ministri Ue in calendario il prossimo 18 dicembre. Abbiamo ribaltato il risultato di una partita che ci vedeva in svantaggio, ma non è ancora finita”.
Sulla questione dei fitofarmaci è stato molto chiaro: “In quel caso credo che il dimezzamento proposto dalla Commissione entro il 2030 sia per il momento scongiurato. In questo modo abbiamo dimostrato e convinto anche altri in Europa che quei tagli avrebbero portato a una riduzione della capacità produttiva agricola Ue almeno del 30%. Questo ci avrebbe costretto a importare prodotti agricoli da Paesi che li realizzano con un maggior ricorso alla chimica di noi. Ovviamente l’impatto ambientale non sarebbe di certo migliorato”.