Marco Di Liddo del Centro Studi Internazionale (Ce.S.i) in esclusiva ai nostri microfoni sulla visita di Orban in Russia dopo quella fatta in Ucraina.
Prima l’Ucraina, poi la Russia. Orban ha incontrato Putin dopo aver visto Zelensky. Due appuntamenti che stanno facendo molto discutere a livello internazionale.
La nostra redazione in esclusiva ha contattato Marco Di Liddo del Centro Studi Internazionale (Ce.S.i) per capire meglio il significato di questa doppia visita del premier ungherese.
Dottor Di Liddo, partiamo dal significato della visita di Orban in Russia a pochi giorni da quella in Ucraina.
“Il significato è quello di una forte iniziativa individuale volta a porre l’Ungheria al centro della scena politica continentale dopo anni convulsi tra Budapest e Bruxelles. Un tentativo anche di aumentare il peso politico di Orban agli occhi della società civile e di quella politica“.
Dall’Ucraina Orban aveva chiesto un cessate il fuoco per aprire i negoziati. Secondo Lei è fattibile?
“Io credo che non sia fattibile perché nessuna delle due parti vuole il cessate il fuoco in questo momento. Non è soltanto una condizione militare, ma ci vuole anche il dialogo tra gli Stati e una intesa comune per mettere fine alle armi e lavorare ad un negoziato. Ad oggi non c’è la volontà di iniziare una trattativa“.
Prima Ucraina e poi Russia. C’è una strategia dietro questa scelta?
“Penso che Zelensky sia consapevole del rapporto tra Orban e Putin e sa che quelle informazioni date al premier ungherese potrebbero essere condivise al di là dell’ordine dei viaggi. Ci sono anche canali informali. Io credo che la scelta sia stata dettata da una questione più di protocollo: prima il Paese invaso e poi l’invasore“.
E’ passato ormai quasi un mese dal voto europeo. Ci saranno delle novità nel rapporto Europa-Russia?
“Credo che cambierà poco. A livello istituzionale prevalgono le forze politiche che tendono ad avere un approccio duro nei confronti di Mosca. Gruppi politici anti russi. Quindi possiamo dire che i rapporti non hanno margini di modifica al momento“.
La Russia chiede il riconoscimento dei territori conquistati e il no all’Ucraina nella Nato per il cessate il fuoco.
“Io credo che finché ci sarà questa classe politica al potere e la volontà statunitense ed europea di supportare Kiev è molto difficile arrivare ad una pace. Le condizioni che pone la Russia sono ostative. Senza dimenticare che è un gioco di concessione non totalmente nelle mani di Kiev. Se la linea politica americana dovesse cambiare dopo le elezioni e non ci sarà più entusiasmo di avere l’Ucraina nella Nato, Zelensky ne dovrà prendere atto. Sicuramente non si può accettare un compromesso sul seguente principio: concessione territoriale, militare e politico in cambio di un cessate il fuoco. Passerebbe il messaggio che va a legittimare come con una prova di forza si è riusciti ad ottenere qualcosa di importante. In questo senso la vedo molto difficile. Poi la politica è in continua evoluzione. Se si andrà nella direzione del compromesso bisognerà stare molto attenti. Perché se diventa squilibrato lo pagheremo per decenni“.
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