Mattia Diletti, professore di Scienza Politica a ‘La Sapienza’ ed esperto di politica interna statunitense, in esclusiva ai nostri microfoni su Kamala Harris al posto di Joe Biden.
Kamala Harris è la prescelta al posto di Joe Biden. Dopo l’annuncio del ritiro del presidente americano, la numero 2 ha ricevuto molti attestati di stima e questo è la conferma di come i democratici sono pronti a scegliere lei per sfidare Donald Trump il prossimo novembre. La ratifica ufficiale è prevista con la convention del 19 agosto, ma ormai non ci sono più dubbi.
Una decisione che rimescola le carte in questa corsa? Una domanda che noi abbiamo rivolto in esclusiva a Mattia Diletti, professore di Scienza Politica a La Sapienza di Roma ed esperto di politica interna statunitense.
Diletti: “La Harris ha più chance rispetto a Biden”
Professor Diletti, la scelta di Kamala Harris candidata era più facile da fare?
“La scelta è la più facile, ma non sappiamo se è frutto di un accordo politico. A prescindere da tutto, domani (mercoledì 24 luglio ndr) i democratici si incontreranno per stabilire le regole in vista della convention del 19 agosto. La scelta della Harris comunque rappresenta una continuità ed è importante dal punto di vista tecnico: essendo vicepresidente ha accesso ai soldi della campagna elettorale. Senza dimenticare che la stessa Kamala si sta preparando in qualche modo a scendere in campo. E’ probabile che sia stata presa questa decisione anche per evitare un conflitto interno molto forte e una convention divisiva. Poi come sono andate realmente le cose lo sapremo solo in futuro. Per il momento abbiamo tante ricostruzioni. Secondo me la Harris è un candidato con maggiori possibilità di Biden. Il presidente era arrivato ad un vicolo cieco. Era difficile per lui fare una campagna elettorale con questo grado di sfiducia. Trump resta in vantaggio nei sondaggi, ma dobbiamo ricordarci che non è un candidato popolare. Nel 2020 ha perso di sette milioni di voti, nel 2016 di tre. Nel secondo caso il sistema elettorale gli ha permesso di diventare presidente. La nuova candidata dem deve ottenere la vittoria in un gruppo di Stati se vuole provare a ribaltare la situazione e quelli chiave sono Pennsylvania, Michigan e Wisconsin. Per farlo i democratici devono percorrere una strada e questa può diventare più sicura se aumenteranno i fondi, ci sarà entusiasmo, organizzazione e una buona scelta del vice“.
.A proposito del vice. Si può pensare ad un duo Harris-Michelle Obama?
“No, Michelle Obama non è candidata a nulla. Si parla solo in Italia di questo. Magari saremo smentiti, ma significa che sono stati bravissimi a tenerla nascosta. Ci sono una serie di indizi che ci fanno capire che non scenderà in campo: per prima cosa lei dice di non volerlo fare. E poi, al contrario di Hillary Clinton, non ha mai fatto politica o avuto un ruolo attivo nell’amministrazione del marito. Per i dem credo che sia finita l’epoca delle dinastia. Se vincesse Trump forse lì potrebbe nascere qualcosa di simile“.
Trump si è detto certo di battere Kamala Harris.
“E’ nel suo stile dirlo. Adesso siamo in un range di ipotesi in cui Trump può vincere molto bene o magari perdere. Vedremo i risultati a novembre. Magari l’ex presidente vince negli Stati giusti e prende tanti grandi elettori. Dal punto di vista dell’elettorato generale non ha un gran vantaggio. La Harris è un avversario più complicato da battere rispetto a Trump“.
Prima dicevamo che Trump non è popolare, la Harris invece?
“La Harris è un po’ più popolare. Non ha un gradimento alto, ma è stata una vicepresidente che si è vista molto poco e l’assenza di informazioni la aiuta. Per lei c’è solo un problema: non può permettersi errori. Ha poco tempo a diposizione e deve essere molto efficace. Si tratta di un tema serio. Un’altra cosa bisogna dirla: in generale i politici oggi in America non sono particolarmente amati“.