Il politologo Benjamin Harnwell in esclusiva ai nostri microfoni: “Il passo indietro di Biden è possibile. E sul sostituto vi dico che…”.
Il caso Biden tiene banco negli Stati Uniti. Il New York Times nelle scorse ore aveva ipotizzato la possibilità di un passo indietro da parte dell’attuale presidente americano dopo la disfatta nel confronto con Trump.
Una ipotesi smentita dall’inquilino della Casa Bianca, ma per molti le dichiarazioni di Biden sono state di facciata. La pensa così anche il politologo Benjamin Harnwell. Il conduttore della trasmissione Steve Bannon’s War Room è intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni per fare il punto su quello che sta succedendo in queste ultime ore negli Stati Uniti.
Benjamin Harnwell, Biden ha smentito la notizia del suo possibile passo indietro. Secondo Lei si è trattato di un qualcosa di falso oppure il presidente americano ci sta pensando davvero?
“Se il New York Times dà una notizia significa che si tratta di un qualcosa di reale. Loro hanno diverse fonti. Io posso dire che in realtà all’interno del Partito Democratico c’è un progetto ben delineato di cambiare il proprio candidato“.
Quindi non sarà Biden il candidato dem alle elezioni?
“Sì, non sarà lui“.
Chi potrebbe correre al suo posto?
“Ci sono tanti nomi. Il candidato più probabile sembra essere il governatore della California. Ma in corsa c’è anche la moglie di Barack Obama senza dimenticare Kamala Harris, l’attuale vice di Biden. Il suo nome potrebbe balzare in pole position per questioni fiscali“.
Il cambio di candidato potrebbe essere un vantaggio o uno svantaggio per Trump?
“Qualsiasi candidato al posto di Biden potrebbe dare un vantaggio ai democratici. Discorso diverso, invece, per i repubblicani dove non c’è nessuno in grado di ottenere lo stesso risultato di Trump. Ritornando alla sfida con il tycoon, un profilo come Michelle rappresenta un pericolo per l’ex inquilino della Casa Bianca. Mentre contro la Harris Trump vincerebbe facilmente. Sicuramente in questi mesi i dem avranno molto da fare. Non solo devono ricucire lo strappo che si è creato con i propri elettori, ma devono provare a convincere anche gli indecisi a votare per loro“.
Una situazione che avvantaggia Trump in questa sfida.
“Assolutamente sì. I democratici normalmente sono disciplinati nelle loro decisioni più importanti. Adesso sono quasi paralizzati e la colpa è solo la loro. Non avrebbero dovuto trovarsi in una situazione del genere. Mancano ormai cinque mesi al voto e loro hanno un candidato che è ormai andato. Tutti i dirigenti del partito erano a conoscenza dello stato del presidente, ma hanno avuto paura a dire che non si poteva andare alle urne con un nome come quello di Biden. Al dibattito l’attuale inquilino della Casa Bianca è stato massacrato“.
I dem stanno pagando anche le scelte fatte sulla guerra in Ucraina?
“C’è una bella parte di americani che si sta svegliando alle menzogne che l’amministrazione Biden ha detto sulle cause della guerra in Ucraina. Sicuramente sarà un fattore importante a novembre perché le spese della guerra sono stati enormi. Tutti gli americani stanno facendo i conti con le conseguenze delle decisioni prese dalla Casa Bianca e dalla stessa Nato“.
Cosa potrebbe cambiare con Trump alla Casa Bianca?
“Lui dice di essere in grado di finire la guerra entro 24 ore e ieri Zelensky ha chiesto a Trump di svelare la strategia per arrivare al cessate il fuoco. Secondo me l’ex presidente proverà a mettere pressione all’Ucraina per farla sedere al tavolo dei negoziati con la Russia. Come? Minacciando di togliere il finanziamento. L’obiettivo è quello di aprire il dialogo tra i due Paesi. Mosca sulle condizioni per la pace è stata chiara: mantenere il controllo dei territori presi e non far entrare l’Ucraina nella Nato. E possiamo dire che su quest’ultimo punto gli Stati Uniti hanno già detto sì. Biden in un’intervista rilasciata nei mesi scorsi aveva confermato di aver svelato l’ingresso di Kiev nell’alleanza atlantica. Una dichiarazione che non doveva essere fatta in pubblico, ma l’intenzione di questa amministrazione è chiara. Ci vuole solo una spinta per iniziare a parlare. Per Gaza è un po’ più complicato visto che all’interno dei due partiti ci sono correnti che appoggiano entrambe le parti. Sull’Ucraina la posizione è molto più netta. E la gente repubblicana non ha intenzione di pagare più questa guerra”.
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