Giuseppe Ninu, segretario regionale Sappe Abruzzo, in esclusiva ai nostri microfoni sul decreto carceri: “Non è un provvedimento che risolve il problema”.
Nonostante le proteste delle opposizioni che hanno abbandonato l’aula in Commissione, il governo procede con il decreto carceri. Il provvedimento è atteso nelle prossime settimane alla Camera e al Senato per il doppio via libera del Parlamento.
Norme che non convincono pienamente tutti. Ai nostri microfoni in esclusiva Giuseppe Ninu, segretario regionale del Sappe Abruzzo, esprime i suoi dubbi sul provvedimento.
Ninu: “Decreto carceri? Non è la soluzione del problema”
Giuseppe Ninu, il governo prosegue il lavoro sul decreto carceri. Condivide questo provvedimento?
“No. Si tratta di quei provvedimenti tamponi che ci sono sempre stati nella storia soprattutto quando si vive il momento critico. Il governo nella sua pianificazione pensava di muoversi in modo diverso, ma si è trovato costretto a forzare la mano adottando norme di necessità. Non è questa la risoluzione del problema. C’è bisogno di una soluzione strutturale per mettere fine ai problemi una volta per sempre. Io mi domando cosa vanno a fare in Europa i nostri parlamentari. Da loro solo chiacchiere e poi veniamo sanzionati dall’Ue. Allora a mio avviso ci vuole un intervento importante perché altrimenti non ne usciamo. Purtroppo i detenuti vivono in un condizione di ristrettezza, quasi animalesca. E questo porta anche qualche persona a togliersi la vita. Ogni suicidio ha la sua storia dietro, ma sicuramente quanto detto prima è una delle motivazioni. Se ho il mio letto, la mia camera e condizioni umane posso assicurare che il tetto di suicidio si abbasserà“.
Quale soluzione allora servirebbe?
“Diciamo che c’è bisogno, come detto prima, di condizioni migliori e di un aiuto da parte dell’Unione Europea. Nelle nostre carceri sono presenti molto stranieri. Andrebbe attuato un sistema con il quale magari noi riportiamo in Italia un nostro connazionale, la Germania si riprende il tedesco e così via. Probabilmente ci potrebbe essere un alleggerimento, ma poi ci sarà da risolvere il problema degli Stati del Nord Africa. In questo caso parliamo di etnie, questioni religiosi ecc...”.
A proposito di migranti. Il sottosegretario Delmastro ha detto che con il loro rimpatrio ci sarebbero i soldi per migliorare la situazione carceri.
“E’ chiaro che la detenzione ha un costo notevole e se li mandi a casa si hanno risparmi e vai a modificare tutto il sistema carcerario. Ma io non ci credo neanche se vedo un protocollo. Parliamo solo di utopia. Prima di questo, però, serve fare un’altra cosa: colmare le lacune della Polizia Penitenziaria. Da noi ci sono più uscite che entrate. Abbiamo bisogno di 45mila agenti e per il momento questi non arrivano. Se hai tutti i servizi, ci saranno meno difficoltà, aggressioni e suicidi. Ma se il primo servizio fa acqua, è normale che poi i problemi si allargano. Faccio un esempio con la situazione sanitaria: nel carcere di Sulmona l’ultimo dato parla di 800 visite per i detenuti. Senza contare le aggressioni. Il sottosegretario Delmastro ha detto che per questi detenuti c’è la sorveglianza speciale, ma non basta. Io chiedo di riaprire gli istituti come quelli di Pianosa. Li mandiamo a lavorare la terra e probabilmente gli passa la voglia di aggredire gli agenti. Se non si fa così, avremo tanti altri episodi simili. Infine lo Stato deve assolutamente tirare fuori tutti i ristretti con gravi patologie soprattutto quelli con salute mentale certificata e destinarli a strutture efficienti ed efficaci dove possono essere curati o vivere un’esistenza più dignitosa. Ma non ci riusciranno perché troppo oneroso“.