Carlo Passarello, giornalista di Geopolitica.info, in esclusiva ai nostri microfoni: “Il quadro generale in Francia va in scia con quanto successo dopo il voto”.
Si avvicina a grandi passi il secondo turno delle elezioni francesi. Il primo ha visto il trionfo del partito della Le Pen, ma la sfida si deciderà il prossimo 7 luglio e in queste ultime ore ci sono state novità che potrebbero condizionare il risultato. Alcune forze politiche hanno deciso di ritirare alcuni candidati con l’obiettivo di aumentare il consenso nei confronti di Macron e, di conseguenza, sconfiggere Rassemblement National.
Una situazione in continua evoluzione e solo domenica sera sapremo gli esiti definitivi di questa corsa elettorale. La Le Pen spera in una maggioranza assoluta, ma è alta la possibilità di una relativa. Ma c’è anche una terza possibilità spuntata nella giornata odierna (mercoledì 3 luglio ndr). E noi di questo ne abbiamo parlato con Carlo Passarello, giornalista di Geopolitica.info.
Carlo Passarello, partiamo da un quadro generale. Cosa sta succedendo in Francia in queste ultime ore?
“Il quadro generale va in scia con quello che è successo nella notte subito dopo il voto. Alcuni partiti hanno deciso di far ritirare alcuni dei candidati per cercare di sconfiggere il partito della Le Pen. Questo, però, non riguarda tutti i collegi. Ci sono delle circoscrizioni dove non si sono registrati dei ritiri. L’altro dato da tenere in considerazione è che questa scelta non si trasforma direttamente in un vantaggio in termini di consenso. Bisognerà capire come si orienterà la polarizzazione del voto“.
Cosa cambia tra primo e secondo turno in Francia?
“Il secondo turno prevede che può partecipare chi ha raggiunto una determinata soglia e questa è condizionata dal dato dell’affluenza. Nella maggior parte dei collegi la sfida sarà a due, ma in alcuni sarà a tre. Dal primo turno emerge certamente la vittoria di Le Pen. Poi però la maggior parte dei seggi verrà assegnata al secondo turno e solamente domenica sera capiremo chi avrà vinto e su che tipo di maggioranza potrà contare la destra: relativa o assoluta. Poi c’è una terza possibilità: quella di uno stallo. In questo caso non è da escludere che si possa andare verso un orizzonte di larghe intese con solo Rassemblent National fuori dalla maggioranza“.
E’ realmente possibile un governo tecnico in Francia?
“Tecnicamente è possibile, politicamente io penso che Le Pen non abbia alcuna intenzione di appoggiare un governo non politico. Senza dimenticare che la sinistra non è un monolite. E’ una alleanza di varie forze politiche e trovare un profilo giusto per tutti è uno scenario difficile e complesso. Si tratta di una soluzione che affascina molto i commentatori, ma veramente difficile“.
Si parla della Lagarde.
“Ha un mandato in corso come presidente della Bce. Non so se all’interno della società francese possano emergere profili tecnici simili a quelli che ci sono stati in Italia (Monti, Draghi ndr). Naturalmente servirebbe una compattezza di tutta la sinistra su questo profilo“.
Macron come esce da queste elezioni?
“Esce sconfitto. Penso che per lui l’unica soluzione sia quella di un primo ministro di Rassemblement National. In questo modo si potrà creare una dinamica di contrapposizione da cui vorrà far emergere la sua capacità di amministratore moderato. Sarebbe un dualismo istituzionale e non più solamente politico“.
Quali potrebbero essere gli effetti su Macron di un governo tecnico?
“Un governo di larghe intese significherebbe creare un filo di continuità rispetto al passato perché il suo partito sarebbe in maggioranza. Difficile dire se potrà essere un vantaggio o uno svantaggio. Qualsiasi sarà il risultato delle elezioni, lui resterà il presidente della Repubblica e continuerà a svolgere questo ruolo con protagonismo e presenza politica forte. Però è chiaro che con una vittoria del partito di Le Pen i margini di manovra cambieranno sensibilmente“.
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