Carlo Passarello, giornalista di Geopolitica.info, in esclusiva ai nostri microfoni sulla possibile conferma della von der Leyen alla guida della Commissione Europea.
Il conto alla rovescia per la conferma di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione Europea sta per arrivare al termine. Giovedì 18 alle 13 è previsto il voto e in quel momento capiremo se si punterà sulla continuità oppure ci sarà bisogno di un nome nuovo.
Le prossime ore saranno quelle decisive per trovare un accordo. La presidente uscente ha in programma un incontro anche con Ecr, il gruppo guidato da Giorgia Meloni, per illustrare il suo programma e magari convincerli a cambiare idea dopo l’astensione dei giorni scorsi. Di tutto questo ne abbiamo parlato in esclusiva con Carlo Passarello, giornalista di Geopolitica.info.
Carlo Passarello, partiamo da una domanda forse scontata, ma in questo momento forse necessaria per capire meglio la situazione. Ci sarà un von der Leyen bis?
“Quello che sembra lo scenario più probabile è proprio un bis di Ursula von der Leyen. Il presidente uscente ha numeri importanti e supera la soglia dei 361 voti. Però c’è sempre l’incognita dei franchi tiratori“.
In queste ore previsto l’incontro tra il gruppo guidato da Meloni e la stessa von der Leyen. Dobbiamo aspettarci una nuova astensione?
“Lo scenario per Giorgia Meloni si è semplificato, ma allo stesso tempo complicato. A destra di Ecr sono nate due forze politiche più radicali. Da un lato, quindi, c’è l’opportunità di mostrarsi come una destra dialogante con un voto per von der Leyen, dall’altro c’è il rischio di spostarsi troppo al centro e, quindi, potrebbe scegliere di astenersi anche all’Europarlamento. Un po’ più difficile che voti no, ma è una opzione da tenere in considerazione. Da sottolineare che Ecr sta dando libertà di voto e già una delegazione ha detto che voterà sì al bis di Ursula von der Leyen, mi riferisco al partito del premier ceco”.
Giovedì il voto. In caso di un no a Ursula von der Leyen, quali sarebbero gli altri passaggi?
“Se von der Leyen non viene eletta significa che popolari e socialisti non sono stati in grado di sostenerla. In questo caso impensabile un’altra chance per lei. Toccherebbe sempre al Ppe fare un altro nome e non so se sarebbe plausibile guardare ad altre alleanze perché non sono semplici da comporre. Se il Partito popolare europeo aprisse ai conservatori molto probabilmente perderebbe parte consistente dei voti dei socialisti e dei liberali. L’unico equilibrio realmente efficace oggi è quello di una alleanza a tre e che magari potrebbe estendersi ai Verdi, ma parliamo di una forza politica con numeri non decisivi”.
Escludiamo il nome di Draghi?
“Direi proprio di sì per diversi motivi. Il presidente della Commissione europea sarà un esponente politico e del Ppe“.
Possiamo fare qualche nome.
“Intanto vediamo cosa succederà domani con i voti al Parlamento. Se Metsola trovasse i voti, allora potrebbe essere una soluzione in caso di bocciatura della von der Leyen. Ma stiamo parlando di scenari ipotetici. Io credo che si andrà verso la conferma di Metsola e von der Leyen nei ruoli ricoperti prima del voto“.
Ritornando al premier Meloni, quale significato avrebbe una astensione?
“Con l’astensione Meloni non sarebbe fuori dai giochi. Il peso specifico al Consiglio Europeo sui vari dossier sarà sempre significativo. Astenersi non significa chiudere a von der Leyen, ma la volontà di dialogare e allo stesso tempo tenere le mani libere. L’Italia indicherà comunque un commissario europeo. E’ chiaro che portafoglio e ruolo dipenderanno da come andranno le trattative nei prossimi giorni”.
E in caso di voto contrario?
“In quel caso Meloni si posiziona in maniera più netta all’opposizione. Il voto contrario creerebbe qualche difficoltà in più anche se bisogna dire che sarebbe un no politico contro la formula della maggioranza e non contro von der Leyen. Sicuramente il rischio per la premier italiano corre è quello di essere più isolata e debole in vista delle trattative che seguiranno“.
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