Nemmeno è arrivato, ma il neo presidente eletto ha già pronto un piano e un emendamento preciso al suo primo giorno di lavoro
Senza pietà e senza alcun ripensamento. Agire subito e senza alcun freno. E’ l’obiettivo di Donald Trump che, al suo primo giorno da presidente degli Stati Uniti, non vuole perdere tempo e ha già preparato un piano di espulsione di massa di tanti immigrati.
E’ questo l’inizio traumatico che vuole avere Trump appena entra alla Casa Bianca, l’aveva detto e lo farà, anche perché questo suo mandato sarà caratterizzato dal voler mantenere ogni promessa che ha fatto in questi ultimi mesi e anche qualcosa che aveva lasciato in sospeso qualche anno fa.
E così avvierà il suo piano di espulsioni di massa di immigrati già da martedì 22 gennaio, subito dopo il giuramento alla Casa Bianca, e sarà un vero e proprio blitz a Chicago che durerà una settimana. A riportarlo con dovizia di particolare è il Wall Street Journal che, citando alcune fonti, spiega come presidente eletto mobiliterà 200 agenti per condurre l’operazione.
Non è un caso che sia stata scelta la “città santuario”, ovvero quella che è governata da anni dai democratici che per Trump “proteggono i clandestini non aiutando le autorità federali a far rispettare le leggi sull’immigrazione“.
Ecco quanti e quali saranno gli immigrati che Trump vuole mandare via, anche perché sarebbero gli immigrati illegali che hanno precedenti penali, inclusi reati minori come violazioni del codice della strada a dover lasciare gli Stati Uniti per sempre secondo il quotidiano.
Il timore è che ci possano essere delle vere e proprie deportazioni di massa dagli Usa con l’intenzione di organizzare deportazioni di massa in tutte quelle città che fino a questo momento hanno adottato politiche morbide nei confronti di chi era negli Stati Uniti senza avere documenti e senza averne diritto e tra queste ci sono le città di New York, Los Angeles, Denver e Miami.
Dopo le “minacce” di Trump, molti immigrati hanno deciso di allontanarsi autonomamente dagli Stati Uniti. I media americani l’hanno definita “auto-deportazione“, in risposta alle politiche ostili della dottrina “Maga”e alle promesse elettorali del presidente eletto. Numerosi braccianti agricoli stranieri hanno intasato di richieste vari uffici legali per assegnare tutori ai loro figli, nel caso vengano arrestati o espulsi.
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