Nel corso di una intervista che ha rilasciato al quotidiano “La Stampa” è intervenuto l’esponente del Movimento 5 Stelle, Stefano Patuanelli
In queste ultime ore non si sta parlando d’altro se non del fatto che Stefano Patuanelli sia considerato il vero “colpevole” della fine dell’ex Ilva. Accuse che, lo stesso esponente del Movimento 5 Stelle, non ha alcuna intenzione di ricevere e le respinge ad ogni mittente. Ne ha parlato nel corso di una intervista che ha rilasciato al quotidiano “La Stampa” in cui ha indicato (almeno secondo lui) il vero protagonista della fine della famosa acciaieria italiana.
Queste sono alcune delle sue parole a riguardo: “Il secondo governo Conte ha lasciato un quadro di certezze, con risorse e un piano industriale. Allo stesso tempo spettava a chi è venuto dopo proseguire, ovvero a Mario Draghi ed ora a Giorgia Meloni”. Per lo stesso esponente del Movimento 5 Stelle, però, il colpevole della fine dell’ex Ilva è Carlo Calenda, attuale segretario di Azione e all’epoca ex ministro dello sviluppo economico.
“Quella della scelta del contraente fatta da Calenda ministro nel 2017, puntando su Mittal, peraltro senza aprire ai rilanci dopo la prima offerta, come previsto dal bando di gara”. Un discorso che ha continuato dicendo: “C’era un’altra cordata pronta a subentrare a Taranto, composta dal gruppo Jindal e dal gruppo Arvedi, quali soci industriali di indiscussa capacità, con il sostegno finanziario di Cdp, e quindi dello Stato, e la partecipazione di Leonardo Delvecchio“.
Per lo stesso Patuanelli non ci sono mai stati dubbi in merito: “Quella era la cordata giusta a cui affidare l’ex Ilva, ora staremmo raccontando un’altra storia”. Come annunciato in precedenza, però, per lui il responsabile di tutto questo è proprio l’ex candidato a sindaco della Capitale.
“Calenda può stare tranquillo, non esistono patti parasociali segreti, è tutto alla luce del sole. Avevamo costruito un percorso, che a mio avviso si dovrebbe proseguire, con Mittal se ci sta o, come mi sembra più probabile, con un altro partner industriale. Ma questo deve deciderlo l’attuale governo”. In conclusione svela quale può essere la soluzione in merito: “Magari un forte investimento e controllo pubblico e un investitore industriale affidabile. Non sarà facile trovarlo, anche perché il sito di Taranto resta strategico a livello europeo”.
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