In una intervista che ha rilasciato ai microfoni del quotidiano “Sole 24 Ore” sono arrivate le parole da parte dell’attuale ministro della Giustizia, Carlo Nordio
Il riferimento, il suo, non può che essere ad uno degli ultimi casi di femminicidio che si sono verificati nel nostro Paese. Già perché oltre a quello che ha visto come vittime Giulia Cecchettin ce ne sono stati altri due di episodi del genere. Facendo aumentare, in maniera preoccupante e drammatica, il numero delle violenze che hanno visto come vittima le donne. Sono 107 coloro che hanno perso la vita, uccise barbaramente da parte di chi aveva finto di amarle e che invece si sono rivelati dei veri e propri mostri.
La vicenda della studentessa 22enne non poteva assolutamente passare inosservata ed ha commosso l’intero Paese. Un Paese che, però, non è rimasto in silenzio. Come richiesto dalla sorella della vittima, Elena: proprio quest’ultima aveva ribadito, in più di una occasione, che per ricordare la sorella e per cercare di cambiare qualcosa, aveva richiesto a tutti di fare “rumore”. In tutti i sensi. Nel corso di una intervista a Repubblica non è mancata la frecciata nei confronti dello Stato, colpevole di fare poco in queste vicende.
In merito a ciò ne ha parlato direttamente Carlo Nordio. L’attuale ministro della Giustizia ha rilasciato una intervista ai microfoni del ‘Sole 24 Ore‘ in cui ha fatto il punto della situazione. Dando, in parte, ragione al discorso di Elena Cecchettin, affermando che lo Stato ha notevoli colpe quando si tratta di violenza sulle donne. Precisando, tra l’altro, che si tratta di una vera e propria sconfitta. Queste sono alcune delle sue parole: “Dobbiamo investire sulla prevenzione della violenza contro le donne.
Ogni reato è una sconfitta per lo Stato. Una sconfitta collettiva. Dobbiamo riflettere: Giulia potrebbe essere la figlia di ciascuno di noi, ma anche Filippo. E se vogliamo che davvero sia l’ultima vittima, dobbiamo occuparci delle une e degli altri. I segnali di allarme sono molti e li conosciamo bene. Con il vademecum che stiamo progettando al ministero e che sarà diffuso vogliamo contribuire a un’educazione costituzionale al rispetto“.
Il ministro ha continuato il suo discorso in questo modo: “L’obiettivo è spiegare in parole semplici quando allarmarsi e come reagire. Vogliamo spiegare quando si tratta di stalking e non di un semplice interesse. Di fronte ai segnali di allarme è bene confidarsi, proprio come ha detto il papà di Giulia. Le strutture esistono e sono efficaci”.
C’è grande attesa, nel pomeriggio, quando in Senato arriverà il sì definitivo al Ddl del Governo contro la violenza sulle donne: “Si tratta di norme volute per cercare di migliorare questo quadro. Bisogna fare presto e saper valutare l’effettivo pericolo. In questa prospettiva vanno inseriti gli interventi per accelerare la risposta di giustizia. Bisogna impedire il degenerare della violenza”.
In merito agli atti giudiziari fa sapere: “Il nostro Paese è stato condannato dalla Cedu per le espressioni di alcune sentenze. Questo non deve più accadere. Le istituzioni, ministero della Giustizia, Csm, Scuola superiore della magistratura devono sempre più camminare insieme. Bisogna lavorare sul linguaggio. Anche lavorare sulle parole“.
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