Il noto intellettuale nonché scrittore, giornalista e critico d’arte, è intervenuto sui recenti fatti che hanno visto coinvolti ministri vecchi e nuovi e le polemiche che ne sono scaturite
Il panorama politico italiano è stato scosso negli ultimi giorni dalla vicenda che riguarda l’ormai ex ministro della cultura Gennaro Sangiuliano e la sua presunta liaison extraconiugale con Maria Rosaria Boccia. Una vicenda che ha portato alle sue dimissioni irrevocabili, dopo che potrebbe essere indagato per i reati ipotizzati dai magistrati di peculato e rivelazione e diffusione di segreto d’ufficio.
Al suo posto al Mic è stato nominato, come nuovo ministro della Cultura, Alessandro Giuli. Una nomina che ha immediatamente suscitato diverse polemiche e una delle principali riguarda il suo titolo di studio. Infatti Matteo Renzi, di Italia Viva, ha criticato Giuli per non avere una laurea, definendolo il primo ministro della Cultura nella storia italiana senza questo titolo.
Infuria la polemica
Non si può dire che sia stata una ripresa soft quella dell’attività politica dopo la pausa estiva da parte dell’esecutivo in carica, anzi, l’esplosione del caso Sangiuliano-Boccia ha riacceso la miccia delle polemiche consentendo ai partiti dell’opposizione di tornare alla carica e costringere la premier Meloni a prendere decisioni importanti. Le irrevocabili dimissioni dell’ex ministro della cultura hanno portato alla nomina di Alessandro Giuli al suo posto, che a sua volta è stato subito bersaglio dell’opposizione per il suo passato e per la mancanza di una laurea da portare in dote. Ai nostri microfoni è intervenuto sulla questione anche il noto intellettuale Fulvio Abbate. “Proprio oggi sul quotidiano Unità, un giornale che non può essere tacciato di neofascismo, sostengo che con Alessandro Giuli, che peraltro è un amico e una persona a cui voglio bene personalmente, possiamo avere segni di discontinuità seri. Anche perchè, essendo lui una persona di pensiero, sono sicuro che farà bene. Magari per se stesso, per narcisismo, darà segni di discontinuità, rispetto a questo populismo straccione che gira oggi. Io trovo raggelante i selfie che circolano delle sorelle Meloni, che rappresentano nient’altro che pura propaganda populista e che purtroppo continua ad avere anche presa soprattutto nella piccola borghesia che all’epoca diede vita al fascismo, continuando così ad avere un’idea rionale del mondo”.
La crisi del cinema italiano
Al termine del Festival Cinematografica di Venezia si è molto parlato della crisi del cinema italiano, ma poi è davvero così in crisi il nostro cinema? “Io faccio tutte le mattine colazione in un popolare bar con Carlo Verdone“, racconta ancora Abbate, “e lui mi legge le cifre dei film nelle sale attualmente e sono abbastanza disastrosi. Certamente non può essere colpa dell’ex ministro Sangiuliano che invece ci ha regalato una trama perfetta di commedia all’italiana grazie alla sua recente storia. Lui incarna la maschera del pusillanime che Peppino De Filippo per anni ci mostrato. Funziona così, in una situazione di potere, se non hai almeno due amanti, vieni visto male! Anche quando verrò nominato ministro ne vorrò tre, è sicuro”, ironizza ancora lo scrittore che aggiunge, “come Salvador Dalì che andava in giro in Rolls Royce con delle ragazze nude e incatenate. Solo Andreotti aveva un’idea monacale del potere, tanto da mandare i figli al liceo Virgilio, quindi in una scuola pubblica e non in una scuola privata come poteva fare. E glie ne va dato atto”. Forse però nella trama di questo film proiettato in questa strana estate italiana manca il complotto. “Io non sono complottista”, aggiunge ancora Fulvio Abbate, perchè allora potremmo anche credere che le barzellette le inventino i marziani e in assenza di prova possiamo dire qualsiasi cosa. Ma io come indole, non me la sento di gridare al complotto”.