Guerra Israele, in merito a quanto sta accadendo ha voluto esprimere il proprio pensiero anche Alfredo Mantovano: quest’ultimo ne ha parlato in una lunga intervista che ha rilasciato al quotidiano “Il Foglio”
La situazione, con il passare dei giorni, sta diventando sempre di più preoccupante in Medio Oriente. Il conflitto tra Israele ed Hamas, purtroppo, continua senza sosta. Il numero delle vittime aumenta, inesorabilmente, ogni ora che passa. Stesso discorso vale anche per i feriti. Una situazione molto difficile anche quella che si sta verificando negli ospedali dove potranno rimanere ancora per 24 ore con elettricità. Poi non ce ne sarà più.
In merito a questo conflitto ha espresso il suo pensiero anche Alfredo Mantovano. Quest’ultimo ne ha parlato in una intervista al quotidiano “Il Foglio“. Queste sono alcune delle parole rilasciate dall’attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai Servizi di informazione e sicurezza: “Quello che rappresenta Israele per il governo italiano e per l’Italia nel suo insieme, vista l’assoluta unità di intenti che anche la discussione in Parlamento ha mostrato, è stato detto da tutte le istituzioni”.
Poi ha continuato dicendo: “Credo che l’attacco terroristico di Hamas non ha come obiettivo soltanto Israele. Ci sono delle domande alle quali va data risposta. Se si entra in un territorio che non è il proprio, qual è la ragione di fare strage di civili, sgozzare bambini, mostrare le immagini di gesta così efferate che non hanno qualificazione umana? La posta in gioco è ancora più elevata. Hamas vuole conquistare l’egemonia e diventare apripista del jihadismo”.
Guerra Israele, Mantovano: “Oggi un attacco è difficile da prevenire”
Il sottosegretario ha continuato dicendo: “E’ fin troppo evidente che Israele ha subìto un colpo diretto ed è difficile impartire una lezione a distanza. Intelligenza politica però impone di individuare come obiettivi di questo attacco terroristico su larga scala non soltanto Israele, ma anche in seconda battuta tutti i paesi dell’area del Golfo, in particolare quelli che avevano raggiunto degli accordi con Israele o erano prossimi a farlo, come l’Arabia Saudita.
Guardando a questo scenario più ampio, il lavoro che stanno svolgendo le diplomazie occidentali è fare in modo che la lotta al terrorismo che Israele sta conducendo abbia come obiettivo i terroristi, ma eviti dei contraccolpi che sarebbero letali per tutti, a cominciare dallo stesso Israele”.
Possibili attacchi? “Oggi un attacco è più complicato da prevenire perché la minaccia può venire da singoli che non hanno frequentato le moschee. Tutto questo viene monitorato. Non c’è un cambio nel livello di allerta, si tratta di un pericolo che è sempre stato valutato. I confini tra la libertà di manifestare non sono così netti e non sono sempre valutabili prima“.