La Russa prepara una vera e propria rivoluzione politica e sociale: i cani potranno entrare in Senato. Le regole per gli amici a 4 zampe.
Non si potrà più dire che non c’era un cane. Questa battuta, che il comico Nino Frassica faceva durante la fortunata trasmissione “Indietro Tutta” quando portava l’animale in studio nel bel mezzo dell’area pubblico, trova la sua giusta collocazione anche oggi a diversi decenni di distanza. Il contesto non è quello dell’intrattenimento, ma della politica.
A farlo presente, senza battute, ma con le idee chiare è Ignazio La Russa. Presidente del Senato che sta studiando una nuova proposta in grado, nel suo piccolo, di cambiare la storia repubblicana. Riguarda gli animali: gli amici a quattro zampe, infatti, potranno entrare in Senato. Dopo tante novità arriva una decisione che, se confermata, avrebbe dell’incredibile.
Dopo aver, per cause di forza maggiore e tutela dei diritti, sdoganato la questione dell’allattamento per le neo mamme, è la volta degli animali. Il paragone non sussiste, ma il parallelismo diventa necessario: il nuovo iter di La Russa permetterebbe ai padroni dei cani di portarli in Senato. I senatori, dunque, non si separerebbero dai loro compagni di viaggio.
Altro che vita da cani, quotidianità da senatori. I cuccioli potranno far compagnia ai propri padroni. Quella che, inizialmente, era partita soltanto come una provocazione ha delle concrete possibilità di realizzazione. Lo spiega proprio La Russa, incalzato dai giornalisti de “Il Fatto Quotidiano, ci saranno naturalmente delle regole.
Gli animali in Senato non saranno a briglia sciolta: “I cani dovranno avere il collare, essere tenuti al guinzaglio – spiega il Presidente del Senato – e quando occorre portare la museruola. Non potranno girare ovunque, ci saranno dei luoghi appositi. Vietato l’ingresso in aula e negli spazi comuni, come la Sala Garibaldi“.
Tutto poi avverrà con regolare documentazione: è al vaglio infatti la possibilità di certificare l’ingresso degli animali tramite il Cae. Un certificato che attesta, senza alcun dubbio, che il cane sia socialmente affidabile. Pertanto anche addestrato a stare in determinati luoghi. Rigore ed educazione anche da parte dei padroni: “Per quanto riguarda le deiezioni – spiega La Russa – vale la regola del chi sporca pulisce. Io – conclude il Presidente del Senato – pulisco sempre la cacca di Sciara”.
Nello specifico Ignazio La Russa possiede due cani: un pastore tedesco (Sciara) e una maltese (Fiammetta) a cui è molto legato, tuttavia confessa: “Penso di non portarle in Senato”. L’iter in lavorazione, infatti, è una possibilità per gli amanti dei cani, ma non è detto che tutti i senatori vogliano usufruirne.
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Una libertà in più che alimenta non poche contrapposizioni. I cani piacciono a tutti, ma la loro cura può portare a scontri dialettici piuttosto accesi. Dentro e fuori dalle aule. Un provvedimento simile, secondo La Russa, rappresenta un passo ulteriore verso la civiltà.
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