Il viaggio in Cina del premier Meloni è finito, ma le polemiche per le sue parole contro i giornali non sono assolutamente terminate. Ecco cosa sta succedendo.
Il rapporto tra il premier Meloni e alcuni giornali italiani è stato sempre molto teso. Il presidente del Consiglio è sempre stato duramente criticato e attaccato da parte della stampa del nostro Paese e i botta e risposta a distanza non sono assolutamente mancati in questi quasi due anni di Palazzo Chigi per la leader di Fratelli d’Italia.
E in queste ultime ore il rapporto non è assolutamente migliorato. Dalla Cina il primo ministro italiano ha nuovamente attaccato in modo duro alcuni giornali e anche in questo caso possiamo dire che non sono mancate assolutamente le polemiche. Al centro della discussione, in particolare, la relazione dell’Unione Europea sullo Stato di diritto che critica duramente la riforma Nordio. Secondo il report il provvedimento danneggia le indagini su corruzione e con il bavaglio c’è il rischio dell’effetto intimidatorio sui cronisti.
Il report non è stato accolto sicuramente in modo positivo dal presidente del Consiglio. Il premier ha assicurato che la relazione sullo Stato di diritto non avrà ripercussioni negative sul rapporto tra l’Italia e l’Unione Europea. “Si tratta di un documento che riporta accenti critici di alcuni portatori interesse, diciamo stakeholder: Il Domani, Il Fatto Quotidiano, La Repubblica”, le parole di Giorgia Meloni dalla Cina rispondendo ad una precisa domanda di un giornalista.
Dichiarazioni che hanno immediatamente alimentato polemiche in Italia. Dalla sinistra hanno sottolineato la necessità di fare un passo indietro sulla riforma Nordio mentre i quotidiani nominati hanno replicato al presidente del Consiglio attraverso alcuni articoli dove spiegano nel dettaglio il report dell’Unione Europea.
A scatenare la polemica e le dichiarazioni del premier è stato il report dell’Unione Europea sullo stato di diritto. Stando alla relazione, la riforma della giustizia decisa da Nordio potrebbe avere effetti negativi sulle indagini contro la corruzione mentre il divieto di pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare rischia di avere un effetto intimidatorio nei confronti dei cronisti.
L’invito di Bruxelles è quello di fare un passo indietro sulla riforma. Da parte del governo non c’è nessuna intenzione di fermarsi sul tema giustizia e si proseguirà sulla strada intrapresa in questi ultimi mesi.
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