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Politica

Israele-Unifil, tensione altissima: Meloni non arretra e va in Libano

In Medio Oriente sono giornate infuocate, non solo sul terreno militare ma anche e soprattutto a livello politico con Netanyahu

Senza un momento di tregua. E di respiro. Quanto sta accadendo al confine tra Libano e Israele sta mettendo a dura anzi a durissima prova il rapporto tra l’Italia e gran parte dei paesi europei con Israele. Per qualcuno, Bibi Netanyahu sta rischiando di fare il passo più lungo della gamba. Lui pretende che Unifil si sposti, ma non è contemplato da nessun governo europeo, nicchiano gli Stati Uniti che, per il momento, restano in silenzio.

Il reparto Unifil è ancora stato attaccato dalle forze d’Israele e Meloni è pronta andare in Libano (Ansa Foto) Cityrumors.it

Il primo ministro d’Israele è più concentrato ad annientare totalmente Hezbollah e a far crescere il suo gradimento interno che mediare con l’Europa e trovare una situazione che metta d’accordo tutti per trovare l’intesa comune su come annientare i terroristi di matrice libanese. A Bibi non interessa, vuole fare tutto lui e come vuole lui, se poi davanti c’è un contingente delle Nazioni Unite, poco importa, è un ostacolo e come tale deve essere superato, come non è un problema.

Un modo di pensare e agire che ha mandato su tutte le furie Meloni, ma anche gli altri paesi come Germania, Francia, Inghilterra e in parte anche la Spagna, anche se questi paesi da tempo sono ai ferri corti con la strategia militare dell’Idf. Nella riunione d’urgenza all’Onu si è parlato anche di questo, con il dito puntato su Israele che, nonostante tutto, parlava ancora di errori. Ed è proprio insistere su questo tasto che sta rompendo ogni tipo di diplomazia, anche e soprattutto con lo stato ebraico.

Meloni è fuori di sé dalla rabbia ed è anche fomentata dal ministro della Difesa Guido Crosetto, il più rigido e irremovibile su quanto è accaduto qualche giorno fa dopo i primi attacchi al contingente Unifil.

Meloni in missione in Libano e Cisgiordania

Gli attacchi a Unifil, il pensiero che i militari italiani siano stati nascosti, loro malgrado, per fronteggiare gli attacchi dell’Idf e la scusa di Netanyahu che parlava di errore, ha rischiato di interrompere ogni rapporto con Israele. La telefonata tra i due è stata rovente, pare anche con qualche interruzione da parte del Premier italiano, infastidita dall’atteggiamento del Primo Ministro israeliano.

E così, quasi d’impeto e senza nemmeno pensarci, Giorgia Meloni, insieme al suo entourage, per far capire quanto impegno ci sia da parte italiana per risolvere una crisi che rischia di compromettere il rapporto tra due paesi amici, è pronta a partire per raggiungere la regione in Libano e anche in Cisgiordania qualora ci siano le condizioni tra il 17 e 18 ottobre. Insieme a lei anche Guido Crosetto e forse anche Tajani per una spedizione che farebbe parlare tutta Europa e non solo. E’ un’idea, ma sta prendendo corpo e piede col passare delle ore.

Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, anche in qualità di presidente del G7, è pronta a partire per una missione in Libano (Ansa Foto) Cityrumors.it

All’interno del Governo, nelle più alte sfere, non ci si sbilancia sulla possibile spedizione nelle aree più a rischio, ma il Premier italiano vuole dare un segnale deciso e inequivocabile, non solo e tanto a Israele, ma di vicinanza e di forza, nonché di grandissimo appoggio alla Unifil, anche e soprattutto perché è il presidente del G7 e vuole dare un segnale forte. E di sicuro lo sarebbe.

Richiesta a cui Meloni avrebbe risposto con un secco no: non farà alcuna pressione su Guterres, perché una simile mossa, su richiesta unilaterale di Tel Aviv, minerebbe la credibilità delle Nazioni Unite. E della stessa missione in futuro.

Nessuno vuole far vedere di avere una posizione debole, soprattutto davanti a Israele che in quegli attacchi ha voluto far vedere di non aver alcun timore di attaccare le Nazioni Unite, nascondendosi a “errori” ad “azioni non volute”, ma nessuno ci è cascato, tanto che su spinta di Crosetto, il più animato e irremovibile, ha inviato a Meloni la richiesta, davanti alla riunione d’urgenza all’Onu, di cambiare il senso della missione libanese di Unifil da “peace keeping“, come è da anni, a “peace enforcement“, come accadde nei Balcani, dando così la possibilità ai caschi blu delle Nazioni Unite di poter rispondere ad eventuali e continui attacchi. Un deterrente o l’inizio di non ritorno?

Daniele Magliocchetti

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